11 settembre 2001, sono trascorsi 5 anni da quel giorno che cambiò il mondo. Le conseguenze di quel vile attacco al cuore dell’occidente continuano ancora oggi e nessuno può dire quando si fermeranno

A mettere fine a questa serie di eventi a catena (guerra, nuovi attentati, minacce), ne sono certa, non sarà neppure con la cattura di Bin Laden, che in questi giorni, dal suo rifugio segreto, è tornato a far parlare di sé.
L’occasione proprio l’avvicinarsi dell’anniversario dell’attacco al WTC e al Pentagono e la diffusione di un video nel quale, ancora una volta, si evidenziano gli stretti legami tra lui e gli attentatori dell’11 settembre. 11 settembre, non serve nemmeno specificare l’anno.
Gli aerei quel giorno hanno colpito le Torri Gemelle, il Pentagono e i nostri cuori, al di là della simpatia o meno che possiamo avere per gli USA.
E voi, dove eravate l’11 settembre 2001? Cosa stavate facendo?
Non è facile dimenticare dove eravamo nel momento in cui abbiamo appreso la notizia e abbiamo visto le immagini diffuse quasi immediatamente dai Tg tra la confusione dei giornalisti impreparati (come si fa ad essere pronti) e increduli nel commentare una tragedia che prendeva forma attimo dopo attimo.
Quel giorno io ero in redazione. Ero arrivata da pochi minuti quando sul monitor collegato con l’Agi ho letto un lancio che parlava semplicemente dell’impatto di un aereo contro una delle torri del WTC. Sembrava solo un tragico incidente.
A quel lancio ne seguirono tanti altri. Il cui contenuto potete ben immaginare… gli aerei dirottati, il secondo aereo contro la torre sud, poi quello contro il Pentagono e ancora il crollo dei due grattacieli e lo schianto al suolo del quarto velivolo, quello diretto verso Washington. Obiettivo, forse, la Casa Bianca. Quello che gli attentatori volevano colpire erano dei simboli: il potere economico, quello militare e quello politico.
Quel giorno ho seguito per ore la diretta della CNN, con un occhio verso le agenzie e le dita incollate alla tastiera a scrivere il mio servizio. Non so più quante volte l’ho scritto e riscritto. Le notizie si rincorrevano tragicamente l’una dopo l’altra
Nei giorni e nei mesi seguenti ho continuato ad occuparmene principalmente io, così come ho seguito le varie ricorrenze, ma senza la freddezza che un giornalista dovrebbe avere di fronte alle notizie. In questo caso il coinvolgimento emotivo era inevitabile.
Insomma, quell’11 settembre 2001 ero a New York, non importa se fisicamente a Roma. Ho vissuta quella lunga giornata “dentro” la notizia ed è stato come essere lì, affacciata ad una finestra di Manhattan e vedere tutto scorrere davanti ai miei occhi.
Per capire quanto la vicenda mi avesse toccata ho dovuto aspettare quattro anni. La scorsa estate ho fatto un viaggio negli USA che si è concluso a New York. Di fronte al vuoto lasciato dal WTC mi sono tornate in mente le immagini del 2001, mentre dentro mi sentivo venir meno. Il tutto è durato solo pochi minuti. Non sono riuscita a stare lì più a lungo e non sono riuscita a fare più di una fotografia (anche brutta). Come facevo a guardare con l’occhio del turista la croce fatta con le travi dei grattacieli, leggere la sequenza dei fatti di quel giorno, guardare quello squarcio nella città.
Mi è venuta in mente una frase scritta da Aurelio, un bambino di sette anni che era stato a New York tre anni fa: “dove c’erano le Torri Gemelle, ora c’è un buco che fa paura”
Sono dovuta andare via.
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