Oggi vi porto di nuovo a Zagarolo (RM), non sulle tracce di fantasmi, ma su quelle del pane. Il paese un tempo faceva parte di un importantissimo ducato, passato prima dai Colonna ai Ludovisi, poi ai Rospigliosi. Qui gli abitanti potevano contare su una cinquantina di forni pubblici dove poter cuocere il pane.
Con il passare di secoli le cose sono cambiate molto, ma qualcuno di questi forni ha resistito al passare del tempo, continuando a sfornare pane ogni mattina.
E’ il caso del panificio di via Antico Gabio, 72 che abbiamo incontrato, quasi per caso, nel nostro cammino lungo le strade di Zagarolo.

Non so se sia stato il profumo o la passione che mi lega a questo prodotto (il pane buono mi piace sia farlo sia mangiarlo), fatto sta che mi sono affacciata a curiosare. Qui ho trovato un’accoglienza calorosa. La signora Sandra, orgogliosa del forno e del suo lavoro, ci ha fatto una vera e propria visita guidata all’antico forno che da tre secoli produce pane.
Ci ha spiegato le varie fasi di lavorazione, dall’impasto alla lievitazione, fino alla cottura per la quale utilizza esclusivamente fascine di castagno, che bruciano senza lasciare odore.
Le fascine di castagno |
La popolazione è diminuita, le esigenze sono cambiate e poi… maledetta crisi, ci si mette anche lei e così il forno viene sottoutilizzato. Sarebbe in grado di produrre 120 kg di pane, ma questa è una vecchia storia che appartiene al passato, quando questo forno cuoceva pane anche per i garibaldini. Ora la produzione è calata, ma la lavorazione è rimasta la stessa. Qui tutto è fatto a mano, come una volta. Non solo pane, ma anche pizza, dolci e biscotti.
Se passate da queste parti vi consiglio di fare una sosta, non solo per assaggiare il pane tipico di Zagarolo, ma soprattutto per i suoi dolci e biscotti. Tutte da gustare le ciambellinine.