A CORIGLIANO PASSEGGIATA NARRATIVA
L’arrivo a Corigliano è caratterizzato dalla visione del grande castello che vanta l’orgoglio di avere fermato l’attacco dei turchi.
La nostra guida Adele Sposato ci racconta con entusiasmo la storia e le leggende del paese come quella legata al nome che deriva dal console romano Coreliano che seguì il consiglio della madre di non andare in guerra, evitando così una dolorosa sconfitta.
Anche lo stemma di Corigliano, il cuore rovesciato, è legato al coraggio di Coreliano per avere evitato alla popolazione inutili battaglie. In piazza San Lorenzo, o anche detta piazza dell’Orologio, gli anziani del paese ancora raccontano di quando il nobile Peschiulli, innamorato di una popolana, ma avendo la disapprovazione della famiglia, organizzò una fuitina in piena regola con una carrozza e sei cavalli bianchi pronti a partire di corsa proprio da quella stessa Piazza.
Anche l’arco Lucchetti, costruito nel 1497, racconta di leggende e tradizioni d’amore e pieno di simboli si sfoglia come fosse un libro: “l’uomo e la donna sono chiamati a costruire la loro vita insieme, a reggerne il peso, a fondarla sempre sotto la luce di una buona stella…”
GALATINA TRA CIBO POVERO E TARANTATA
Le degustazioni dei prodotti locali rientrano a pieno titolo nel viaggio proposto da Agrifeudi. Il cibo e le ricette tipiche appartengono alla cultura e alla storia di un territorio. La cucina salentina è povera per gli ingredienti usati, ma ricca di sapori per i metodi di cottura.
Il ristorante Corte del Fuoco ( piazza S. Lorenzo, 5 a Galatina) nasce tra mura antiche con arredi raffinati e curati nel dettaglio. Il menù tipico è ispirato alla tradizione delle ricette contadine: pitta di patate, ciciari e tria ovvero una pasta fatta in casa a striscioline in parte fritta e servita con i ceci; cecamariti, secondo l’usanza che i mariti dopo il lavoro nei campi rimanessero accecati dalla bontà del piatto che in realtà è fatto con gli avanzi del giorno prima: piselli, pane fritto, cicoria e cipolla.
E per finire un bel caffè in ghiaccio con linfa di mandorle che si può trovare in tutta la zona del salento, anche in località di mare.
Una curiosità: nel ristorante una famiglia al completo festeggiava un fidanzamento con rituali tramandati nel tempo. A conferma che nei comuni del Salento questa festa, prima del matrimonio, è una tradizione ancora viva e sentita.
Il programma della giornata prosegue con una visita al Galatina e al suo patrimonio d’arte come la splendida facciata della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, esempio di gotico romanico del Salento.
E poi la chiesa e il cortile di palazzo San Paolo dove, il gruppo Fabbrica Folk e la bravissima interprete Barbara Castrignano, hanno dato una dimostrazione della Tarantata, la pizzicata nel corpo e nell’anima del malefico ragno (la tarantola).
Lo spettacolo, a cura di Itaca Min Fars Hus, ha rappresentato uno dei momenti più suggestivi ed emozionanti del viaggio proposto da Agrifeudi. Nel mondo griko contadino la figura femminile ha un ruolo centrale sia nella famiglia che nella vita della comunità. La donna, morsa nei campi dalla Tarantola, si esibiva in una danza frenetica e carica di significati, alla presenza di musicisti che suonavano strumenti popolari, prima per immedesimarsi con il ragno e poi finalmente per liberarsene. La tradizione vuole che l’acqua del pozzo di San Paolo avesse effetto miracoloso sulla donna che la ingeriva e poi la vomitava.
La lunga giornata si conclude alla masseria Appidè a Corigliano d’Otranto. Una bellissima struttura fortificata, con 100 ettari di terreno e 4500 mq coperti, che un tempo serviva anche come punto di avvistamento contro le invasioni dei turchi. Un bellissimo percorso, tra peri selvatici e piante aromatiche, ci porta nella sala dove è stato allestito un ricco buffet con tanti prodotti tipici e in particolare ricette a base di ceci, fave e piselli di Zollino, tutti sementi che la cooperativa sociale Gemma coltiva con cura e passione per conservarne il sapore originario.
La cena è allietata da uno spettacolo di poesie e canti per riascoltare le voci delle donne nel quotidiano, in una “terra di pietra con una lingua che scandisce il lavoro nei campi, dura in questo caso, ma morbida tra le pietre sacre delle Chiese”.