Borghi del Lazio, cosa vedere a Cori

Cori

Ci volevano le invasioni digitali, organizzate da Igers Latina, per farmi scoprire la bellezza di Cori! Anche se frequento spesso le zone pontine a Cori ero stata solo una volta a cena con una mia amica è quella sera non riuscivo più a ritrovare la macchina. Quella però è storia vecchia! Ora questa volta a Cori ho trascorso una intera giornata alla scoperta della storia millenaria di Cori ed ho finalmente scoperto che cosa c’è da vedere. L’hashtag #CoriEterna è tutto un programma, perché voleva evidenziare una cosa che molti non sanno, Cori è più vecchia di Roma. 

Le origini di Cori affondano nel mito

Eterna perché, così come Roma Cori ha origTempio di Dioscuriine divina. Ci sono varie leggenda sull’origine di Cori. Comunque che è precedente a Roma non ci sono dubbi, Virgilio la cita nell’Eneide e ne attribuisce la fondazione ad un re di Alba Longa.
C’è poi chi la vuole fondata dal troiano Dardano e addirittura dallo stesso Enea.

Fu poi Corace, un reduce della guerra di Troia, che la ricostruì dopo che era stata distrutta e gli diede il suo nome. Anche se a dire il vero sulle origini del nome c’è anche un’altra versione, che la vuole legata al termine latino per corvo. 

La storia di Cori la vede poi ottenere l’importante riconoscimento di cittadinanza romana. 

All’epoca romana appartengono alcuni dei monumenti più importanti della città, come il tempio di Ercole, che domina la pianura pontina e quello di Castore e Polluce.

Le mura fanno di Cori due città in una

C’è una cosa che forse non sapete, Cori è adagiata su una collina, tra i Monti Lepini e i Colli Albani e domina la Pianura Pontina, da quassù si poteva vedere lontano. Da qui la vista arriva fino al mare e nelle giornate più limpide si vedono anche le Isole Pontine e il promontorio del Circeo.
 Non dovete pensare a Cori semplicemente come ad una città arroccata. La caratteristica principale è quella di essere divisa in due parti, quasi due città in una: Cori alta e Cori Bassa

Mura di Cori


A dividerle e ad unirle al tempo stesso sono le mura dette anche ciclopiche perché nel Medioevo si riteneva che un’opera del genere non potesse essere di natura umana, si riteneva infatti che a realizzarle fossero stati i Ciclopi.
Sulle mura si aprivano le tre porte che danno anche il nome ai rispettivi rioni, che poi a loro volta indicano la località alle quali erano collegate

  • Rione di Porta Signina, che conduceva a Segni
  • Rione di Porta Romana, che conduceva a Roma
  • Rione di Porta Ninfina, che conduceva alla città di Ninfa (oggi famosa per il celebre Giardino di Ninfa, nato attorno ai resti dell’antica città)

Delle tre porte l’unica giunta fino a noi è la terza, distrutta durante la seconda Guerra Mondiale fu in seguito ricostruita.

Una particolarità della zona, la troviamo ad esempio anche nell’antica Norba, è l’uso di edificare mura in opera poligonale, grandi e possenti da sfidare il tempo. Cosa incredibile è che ancora oggi, a distanza di secoli, sono ancora lì a farsi vedere e fotografare dai turisti in visita a Cori. Anche noi, che eravamo arrivati per un instameet e per le invasioni digitali, abbiamo dedicato loro molti scatti.

porticato


A proposito di mura, da non perdere una passeggiata lungo la via del porticato, l’antica via che correva sopra le mura. Oggi interamente porticata e coperta da abitazioni. Passeggiate, ma non dimenticate di affacciarvi dai grandi finestroni per avere una visione privilegiata.

Medioevo a Cori

Nel Medioevo Cori, come molte altre località, subì un periodo di decadenza. Le strade erano poco sicure e i l pericolo arrivava anche dal mare con le incursioni dei Saraceni, un rischio che lungo la costa laziale portò alla costruzione di varie torri, come quella di Tor Caldara di cui vi ho parlato di recente. Un pericolo più che reale per Cori che nell’832 subì un’incursione saracena. E come se non bastasse nel 1167 subì anche il saccheggio delle truppe del Barbarossa. A proposito, una leggenda racconta che Federico Barbarossa amava fare il bagno nella fontana di Piazza Monte Pio.

Affreschi


Il medioevo fu un anche periodo importante per Cori che vide l’edificazione di edifici religiosi di rilievo, non solo la Cappella dell’Annunziata, completamente affrescata, ma anche la Chiesa di Sant’Oliva, edificati sui resti di un tempio romano.

Complesso S. Oliva Cori

Complesso di S. Oliva

Cori moderna

La storia di Cori prosegue poi per alterne vicende fino a giorni nostri, prima diventando parte della provincia di Roma in seguito dell’Unità d’Italia, poi di quella pontina con la fondazione di Littoria, che poi sarebbe l’odierna Latina. 
Campanile Cori
Poi arrivò la guerra e tutta la zona divenne rifugio per gli sfollati, tra loro anche mia madre, era solo una bambina, ma ricorda bene quel periodo. Tra i centri che offrirono loro un riparo anche Cori. 

Anche se la città non fu certo risparmiata dai bombardamenti, come ricorda anche il campanile senza chiesa vicino al tempio di Ercole. Il campanile infatti apparteneva alla chiesa di San Pietro distrutta proprio durante i bombardamenti del 1944.


Le bombe americane distrussero anche altri due edifici religiosi medievali Santa Caterina in Piazza Ninfina, e la Santa Trinità.

Qualche curiosità su Cori

Leone rampante di Cori

Antico stemma di Cori

Il suo stemma è un leone rampante, la cui rappresentazione più antica la troviamo scolpita sulla facciata della Cappella dell’Annunziata, detta, per la ricchezza dei suoi affreschi, la Cappella degli Scrovegni del Lazio. 

Quanto ai colori che la contraddistinguono questi sono il giallo e il rosso, sì, proprio come Roma che ne ha fatto dono a Cori. Colori che sul gonfalone sono accompagnati dalla scritta “Città di Cori”, dalla corona e il motto è S.P.Q.C.

Cori da gustare

Cosa credete, che siamo venuti qui solo per vedere Cori? Anche a gustare i suoi sapori e così la nostra giornata si è conclusa nel migliore dei modi: tramonto al tempio di Ercole degustando l’eccellenza del territorio, vale a dire i vini delle tre cantine locali: Cincinnato, Carpinelli e Pietra Pinta.
 
E visto che non si può bere a stomaco vuoto, per tutti anche le famose pizzette di Cori appena sfornate. Pizzette speciali perché l’olio non è solo nell’impasto, anche nel forno in cui vengono cotte, praticamente fritte in forno. Non serve che vi dica che erano ottime. 

Vino di Cori

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