Cambiamenti Climatici

isolaIl mare inghiotte la prima isola abitatata

Fino a a pochi giorni fa l’isola di Lohachara era solo un puntino sulla carta della geografica, a largo della Baia del Bengala, nel delta del Gange-Brahmaputra. Ora ha conquistato, suo malgrado, un capitolo importante nella storia del Pianeta.
Lohachara è, infatti, la prima isola abitata ad essere cancellata dall’innalzamento del livello del mare, dovuto ai cambiamenti climatici. A farne le spese i suoi diecimila abitanti che sono veramente vittime innocenti. Certamente loro hanno poco a che fare con l’eccesso di gas serra, alla base del fenomeno.

 

Sinora si prevedeva che sarebbero state le isole Carteret al largo di Papua New Guinea le prime abitate a scomparire, ma Lohachara è stata inghiottita dal mare più in fretta del previsto. Prima di Lohachara altri isolotti avevano fatto la stessa fine, ma si trattava di terre disabitate. Dopo Lohachara, non serve essere indovini per dirlo, altre isole, purtroppo, faranno la stessa fine.

Presto potrebbe toccare alla vicina isola di Ghoramara, anch’essa abitata e già sommersa per i due terzi.

Gli abitanti di Lohachara e di Ghoramara hanno per ora trovato riparo a Sagar, ma fino a quando? Anche quest’isola sta facendo i conti con l’avanzata del mare che le ha già sottratto 3.000 ettari di superficie. Nell’Oceano Indiano il livello dell‘acqua sta salendo con una media superiore ai 3 millimetri all‘anno. A rischio una dozzina di isole, circa 70mila abitanti e 400 tigri, che potrebbero presto essere spazzate via dal mare, condannandole, prima del previsto, all’estinzione.

mare

.Non c’è modo per fermare le onde che si fanno ogni giorno più vicine e minacciose. Nelle isole Tuvalu, tra le Fiji e la Micronesia, sono in dodicimila gli abitanti pronti a fuggire nella vicina Nuova Zelanda,

Una spada di Damocle che ha spinto gli abitanti di 40 paesi ad unirsi in un cartello l’Aosis (Alliance of Small Island States) nella speranza di riuscire a difendere il clima e la loro sopravvivenza.

Non c’è modo per fermare le onde, ma qualcuno ci prova, come alle Hawaii dove si tenta di salvare le isole più turistiche con muri o con dei ripascimenti a danno di quelle meno frequentate. Ma non c’è modo di fermare le onde, si tratta solo di rinviare l’inevitabile. E l’inevitabile secondo l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) significa che entro il 2020, a causa dell’innalzamento del mare e dell‘erosione della costa, sarà necessario ridislocare almeno 160 mila persone. L’inevitabile per il climatologo Robert Nicholls significa che nel 2080, le persone costrette a lasciare le proprie case saranno decine di milioni senza risparmiare nessun continente:  più di 50 milioni nell’area dell’oceano Indiano, tra i 10 e i 50 milioni nella zona del Pacifico e di una parte dell’Atlantico, quasi 10 milioni di Africa e nel Mediterraneo.

Ma non è tutto. Il mare si riprenderà anche il 46 per cento delle zone umide costiere, in particolare sulla costa orientale degli Stati Uniti, nel golfo del Messico, nel Mar Baltico, nel Mar Nero e nel Mediterraneo

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