Qualche tempo fa, quando vi ho parlato di Tor Fiscale, avevo fatto un accenno al Campo Barbarico e avevo promesso che sarei tornata sull’argomento. Bene, quel momento è arrivato.
I barbari posero qui il campo dal quale assediarono Roma
Il Campo Barbarico si trova nel Parco dell’Appia Antica, più esattamente nella zona alle spalle di Tor Fiscale. Fu qui che si accamparono i Goti che assediarono Roma.
Per i barbari fu facile assediare Roma perché riuscirono a trovare un punto decisamente strategico. Qui passavano alcuni tra i più importanti acquedotti romani: Acquedotto Claudio e Anio Novus da una parte e Acquedotto Marcio, Tepula e Julia.
Barbari per controllare le vie di accesso Roma deciso di costruire un campo trincerato sfruttando la presenza degli acquedotti che questa zona si incrociavano per ben due volte dando vita ad uno spazio chiuso di notevole importanza strategica di forma trapezoidale.
Perché i barbari scelsero proprio questo luogo?
Gli acquedotti viaggiavano su due gruppi di arcate che, subito dopo quello che oggi è noto come Parco degli Acquedotti, si incrociavano una volta prima volta per poi allontanarsi un po’ tra loro e tornare ad incrociarsi una seconda nel punto in cui si alza Tor Fiscale.
Fu quello spazio che i barbari trasformarono – come ci racconta lo storico Procopio – in un vero e proprio fortino.
“Esistono ancora due acquedotti tra la via Latina e la via Appia, molto alti e per la maggior parte su archi. Alla distanza di 50 stadi da Roma questi due acquedotti si incrociano, poi corrono per un breve tratto in senso contrario, così che quello che prima era sulla destra passa alla sinistra, poi si riuniscono ancora e riprendono il precedente percorso, rimanendo però separati. Così avviene che lo spazio tra loro, così chiuso dagli stessi acquedotti, diventa una fortezza. I barbari, murando con pietre e terra la parte inferiore degli archi, diedero al luogo la forma di castello, ponendovi così un accampamento di non meno di 7000 uomini perché impedissero che ai nemici venissero portate in città vettovaglie. Allora i Romani persero ogni speranza e non avevano che prospettive sinistre.” (Procopio, Bellum Gothicum, II, 3,)
Questa caratteristica oggi è poco intuibile perché l’acquedotto Marcio è stato in parte demolito per ospitare il condotto dell’acquedotto Felice, mentre l’acquedotto Claudio è stato in gran parte smantellato per essere utilizzato come materiale da costruzione.
Comunque ai tempi dei barbari la presenza degli acquedotti fu molto importante per la realizzazione del campo fortificato. A loro bastò murare con pietre ed altro materiale le arcate, dando vita ad presidio che ospitava più oltre di 7000 uomini. A loro il compito di controllare che non arrivassero rifornimenti di cibo in città. Un compito abbastanza facile se pensiamo che lì passava l’antica via Latina e poco lontano l’Appia Antica, ovvero le due strade che collegavano Roma con la Campania Felix , da cui arrivavano molte derrate alimentari.
Per un assedio “da manuale” la città va presa per fame e per sete. Così i barbari dopo aver bloccato l’arrivo dei viveri in città tagliarono uno dei due incroci degli acquedotti eliminando in una sola volta l’acqua di ben cinque degli 11 acquedotti romani, che poi erano anche quelli che portavano a Roma la maggior quantità d’acqua.
Fu proprio in seguito all’assedio gotico che la zona prese il nome di Campus Barbaricus, toponimo che è documentato per la prima volta nel 687. Quello che sappiamo è che il Campo Barbarico, per la sua natura, fu utilizzato anche in epoche successive allo stesso scopo.
Ok Campo Barbarico, ma non furono solo i barbari a fermarsi qui
In questo stesso luogo. Il suo campo Roberto il Guiscardo, duca di Puglia quando nel maggio del 1084 dopo aver interrotto la sua marcia su Costantinopoli arriva a Roma per offrire il suo aiuto decisivo in favore di Gregorio VII assediato da Enrico IV.
Anche se l’area di Campo Barbarico in passato è stata poco studiata, ci sono segni che testimoniano quest uso, come la scoperta – avvenuta nel 1853 – di un cimitero i cui resti umani mostravano segni evidenti di una morte violenta.
Fino a qualche decennio fa l’area del campo barbarico versava in un grave stato di degrado, tra con costruzioni abusive, discariche improvvisate e fungaie. Tutto questo è un lontano ricordo,. Anche se rimangono ancora le tracce di quando qui c’erano le baracche, l’area è stata riqualificata ed oggi è una zona fruibile e ben collegata con altre zone del parco dell’Appia Antica, anche con percorsi pedonali e ciclabili.