
Commentando le notizie sul caos bagagli che ad inizio agosto ha rovinato le vacanze di molti italiani, avevo scritto che sarei partita con un ricco bagaglio a mano per arginare i disagi di un possibile smarrimento valigia. Sono stata previdente ed ho fatto bene. Il mio zaino infatti ha deciso di fermarsi a Parigi, ovviamente senza di me.
A Johannesburg i bagagli sono arrivati subito ed io non ho fatto neppure in tempo ad accorgermi che mancava il mio e quello delle altre sei persone partite con me da Roma. Io ero ancora fiduciosa davanti al nastro trasportatore, quando un addetto dell’aeroporto mi ha detto che i bagagli da Parigi erano terminati e mi ha indicato lo sportello per il reclamo.

L’impiegato già sapeva che i nostri bagagli erano fermi a Parigi e che sarebbero arrivati la mattina dopo con il volo successivo.
Visto che noi non ci fermavamo a Johannesburg i bagagli ci sono stati recapitati dopo due giorni a Phalaborwa, direttamente presso la guest hous dove avremmo pernottato e così è stato.
Tutto è bene quel che finisce bene? Non sempre.

Il probelma bagagli lo abbiamo dovuto affrontare, anche se in modo diverso, anche la nostro ritorno.
A Fiumicino abbiamo atteso un’ora davanti al nastro trasportatore inesorabilmente fermo, che arrivassero, poi il nastro girato a vuoto per un quarto d’ora e finamente una valigia dopo l’altra quasi tutti i passeggeri provenienti da Londra hanno riavuto il loro bagaglio, ma noi ancora no.

Già immaginavo di dover avviare un’altra pratica di bagagli smarriti.
Mi sono infilata con la testa nella botola dalla quale entrano i bagagli per parlare con un addetto e avere qualche informazione. Ho così saputo che l’ultimo carico relativo al volo AZ 203 era appena arrivato e che dovevamo pazientare ancora un po’.

Pazientando ancora più del dovuto, dopo 1 ora e 40 minuti dal nostro atterraggio, quando sul display il numero del nostro volo era già scomparso, sul nastro trasportatore sono apparsi piano piano tutti i nostri bagagli.