La Kumari è la dea bambina venerata in Nepal come incarnazione della dea Taleju.
Povera piccola, proprio non la invidio!. Non è facile per una bambina vivere come una dea. Una tradizione per il Nepal lunga circa 500 anni.

La Kumari Reale di Kathamndu
In Nepal non esiste una sola Kumari. Quasi ogni città ha la sua. In tutto sono circa una decina. Le più importanti sono quelle di Patan, Bakhtapur e soprattutto quella di Kathamndu, che era detta anche Kumari Reale.

Questo perché fortemente legata alla figura del Re al punto tale che quando fu deposto l’ultimo sovrano del Nepal, e il Paese passò alla Repubblica, furono in molti a pensare che fosse finita anche l’era delle Kumari. Non fu così, la tradizione era troppo forte e la Kumari ha resistito anche alla fine della Monarchia.
Come viene scelta la Kumari
La Kumari – che è venerata sia dai buddhisti che dagli induisti – viene scelta tra le bambine della casta buddhista dei Sakya – e deve possedere 32 specifiche caratteristiche fisiche, ma anche l’oroscopo ha la sua importanza.
Una volta selezionate le candidate, e parliamo di bambine anche di 4 anni, vengono messe in una stanza buia, illuminata solo dalla luce delle candele, e vengono terrorizzate con rumori, e fatte dormire tra 100 teste di bufalo e di capre, mentre uomini mascherati da demoni danzano per spaventarle.

Per sapere quale sarà la prescelta bisogna attendere la mattina. Le bambine devono superare la notte senza mostrare segni di paura. Quella che non si lascia turbare e soprattutto non piangerà, sarà la nuova Kumari. Prima però deve superare un’altra prova, quella di riconoscere oggetti che erano appartenuti alla precedente.
La cerimonia di designazione
Da quel momento per la bambina la vita cambia drasticamente. È costretta ad abbandonare la famiglia d’origine e destinata a vivere quasi completamente segregata dal mondo. In passato la piccola Kumari veniva allontanata completamente dalla famiglia, da qualche tempo le restrizioni si sono allentate e ai familiari è consentito fare far visita alla dea bambina.
La Kumari viene vestita di rosso, truccata come si addice ad una dea, condotta al tempio di Taleju per poi essere trasportata in piazza su di un panno bianco. Da qui verso la sua nuova casa il “Kumari Ghar”. Un palazzo al centro di Kathmandu che da secoli ospita le Kumari. Un percorso che per la bambina coincide con l’ultima volta che i suoi piedi toccano terra.

La dea bambina non può indossare scarpe, ma solo calze rosse e ogni volta che lascia il palazzo, in occasione di alcune particolari feste, viene trasportata su una portantina dorata.
Le feste dedicate alla Kumari
La più importante di queste feste è la “Kumari Jiatra”, dura tre giorni, durante i quali il carro della Kumari percorre le vie dei Kathmandu, alla partenza della processione sono presenti i membri della famiglia reale, e le varie cariche politiche del Nepal. In questa occasione il Presidente le bacia i piedi, considerati sacri, mentre i fedeli si accontentano di toccarglieli nella speranza di ottenere buon auspicio o guarire dalle malattie.

Osservando le sue reazioni i fedeli possono interpretare anche qualcosa del proprio futuro. Una sua risata o un semplice battito di ciglia potrebbero nascondere per loro anche un infausto presagio, compresa la morte.
La vita della Kumari
Per la Kumari Reale il rapporto con il mondo è praticamente solo quello che passa attraverso la finestra del suo palazzo da cui si affaccia alcune volte al giorno per farsi vedere da turisti e fedeli. Solo pochi secondi durante i quali si mostra in silenzio da una finestrella, per poi sparire di nuovo.
Non è consentito scattarle fotografie ed è buona norma lasciare un’offerta.
Sono solo pochi i momenti in cui può essere avvicinata e vista meglio, sono quelli in occasione delle feste. Accade 13 volte all’anno, in quei giorni la Kumari può uscire dal palazzo e mostrarsi in pubblico.

La vita della dea bambina è dunque legata al palazzo, per secoli le è stata negata la possibilità di andare a scuola o seguire delle lezioni, perché ritenuta onniscente.

Solo da qualche anno, in una sorta di spirito di modernizzazione, le hanno messo a disposizione un tutore, ha la possibilità di accedere ad Internet, leggere i libri e giornali. Tutte cose che a noi sembrano normali, ma che alle dee bambine non erano concesse. Lo stesso vale per la cosa più bella dell’infanzia, il gioco. Prima le kumari non avevano alcun contatto con altri bambini. Da qualche anno anche questa restrizione si è fatta meno pesante e alle dee bambine è concesso frequentare dei coetanei, ma solo alcuni selezionati all’interno di una cerchia molto ristretta.
La sua vita è quella di una dea. Veste sempre in rosso, con i suoi capelli acconciati in un alto nido e con l’“occhio di fuoco” (chakchuu) disegnato al centro della fronte a simboleggiare i suoi speciali poteri di percezione e divinazione.
Ma com’è la vita di una dea? Sicuramente non una vita felice. Ancora ricordo il suo sguardo freddo e distaccato che ho visto, anche se per pochi attimi, quel giorno a Kathmandu. Lo stesso sguardo triste delle poche foto che ritraggono le dee bambine. Eppure per le famiglie è una grande gioia quando la prescelta è la propria figlia e anche in occasione delle feste tradizionali è frequente vedere bambine vestite e truccate come una Kumari.
Quanto dura in carica una Kumari
La Kumari resterà in carica fino all’arrivo del suo ciclo mestruale o comunque alla fino alla prima perdita di sangue o infermità. Un tempo perdeva il suo stato di divinità anche in coincidenza della morte del Re. Erano tutti segni che stanno ad indicare che la divinità ha lasciato il corpo della bambina che, improvvisamente, cessa di essere adorata come dea.
Nel giro di 4 giorni la sua vita cambia, le vengono tolti i simboli della sua divinità e le vengono sciolti i capelli, poi – mentre inizia la selezione per trovare la nuova kumari – deve abbandonare il suo posto, e viene costretta a tornare in un mondo che non le appartiene. Un passaggio alla normalità che per le bambine può essere traumatico, soprattutto per la Kumari Reale. Per quelle delle altre città le restrizioni sono meno pesanti e in alcuni casi è consentito loro di vivere in famiglia e frequentare la scuola, ma non per la Kumari Reale.
Com’è la vita di una ex Kumari?
Per sopravvivere le viene data una pensione, ma il fatto di essere stata una kumari, soprattutto a Kathmandu la rende sempre un po’ speciale. Speciale non significa però fortunata perché una ex Kumari comunque non ha una vita facile. Anche se, una volta adulta, potrebbe sposarsi deve fare i conti con la superstizione. Secondo una credenza popolare, infatti, sposare una kumari porterebbe sfortuna e l’uomo sarebbe destinato ad una morte prematura. Capirete quindi quanto possa essere difficile per una ex Kumari potersi sposare e avere una vita normale. A molte di loro il destino è stato quello di una vita in solitudine, per altre addirittura di prostituzione.
No, essere una dea vivente non vuol dire avere una bella vita.
3 thoughts on “Chi è la Kumari reale”