
Più che dirvi cosa fare a Putignano, città famosa per i trulli e il carnevale, vi dico cosa ho fatto io. Un weekend all’insegna di un tema ricorrente, la pietra.
Le pietre raccontano
I Racconti di Pietra iniziano necessariamente dall’incontro con il Maestro Trullaro, Scalpellino, il Dott. Giuseppe Miccolis.

Iniziamo con lui per due motivi, il primo è ovvio, è legato alla pietra e ai racconti che parlano delle pietre. Il secondo motivo è perché è un importante rappresentante della comunità locale e, qui, la comunità è importantissima, è ingranaggio del cambiamento, dello sviluppo, sono le persone che danno vita ai luoghi.
Giuseppe ha imparato a rapportarsi con le pietre fin da piccolo, poi si è innamorato delle maschere apotropaiche, di cui scrive, è uno dei pochissimi maestri artigiani rimasti in grado di lavorare la pietra.

La pietra (calcare) che viene utilizzata per ricostruire i trulli, i muretti a secco ed è proprio all’interno di questa pietra che si trovano le maschere. Il signor Giuseppe spiega, racconta, con ardore, le maschere, le mostra esortandoci ad aguzzare la vista: le maschere sono nella pietra, bisogna solo cercarle, imparare a vederle.

Vivere la campagna di Putignano
Ci spostiamo dal centro storico, passeggiando, dalla città vecchia, il borgo, dove le pietre parlano, si raccontano, attraversiamo la città nuova fino fuori, in campagna. Perché una delle cose da fare a Putignano è quella di lasciarsi alle spalle, per un po’, la città e perdersi nel verde.

Siamo nella natura, odori, profumi, colori, le nespole marroni, i corbezzoli, gialli e arancioni, si presentano davanti ai nostri occhi, olive mature, uomini al lavoro nei campi, persone che conoscono il calendario agricolo, che si piegano, per piantare, con cura e precisione ciò che domani sara’ nel piatto. Il legame uomo/donna, terra e pietra, che può sembrare invisibile è solido ed indistruttibile.

Un uomo ci sorride mentre il suo compagno continua a raccogliere le olive. La rete verde tra le mani, ci dice: – Voi mi vedete così, stringe saldamente la pipa tra le labbra, io sono architetto ma questo, il lavoro della raccolta, è quello che preferisco. Noi e la terra, la nostra terra, fatta di pietre e di
fiumi invisibili, siamo una cosa sola.
Tra i trulli di Putignano

Giuseppe che ha, virtualmente, il testimone tra le mani, attira la nostra attenzione, ci racconta il territorio e ci indica delle curiosità, come ad esempio le aperture nei muretti a secco. Parlando del paesaggio, delle costruzioni coniche in pietra a secco che fanno capolino, improvvisamente, tra gli edifici moderni ci dice che sarebbe necessario fare un censimento. Non si conosce infatti il numero esatto dei trulli che si trovano appena fuori Putignano, il numero è alto, superiore a quelli di Alberobello.
Volti nella pietra

Continuiamo a camminare, ad osservare, scherzare, sorridere, parliamo con chi incontriamo e non ci rendiamo conto di essere quasi arrivati. Una macchina ci supera, accosta, parcheggia. La macchina è ferma, lo sportello si apre ed esce il nostro caro amico Giuseppe, il maestro trullaro.

Velocemente tira fuori gli attrezzi del mestiere, regalo del nonno, vengono messi a terra, Giuseppe indossa velocemente il grembiule da lavoro, prende
una pietra e ci mostra come la spacca. Raccoglie i pezzi e, orgogliosamente, ci fa vedere una maschera apotropaica e ci invita a toccarla, a prenderla tra le mani e ad ascoltarla. Le maschere, la sua passione, ce le aveva presentate nel nostro precedente incontro.

Proviamo anche noi a spaccare delle pietre ma senza alcun risultato, lui ci guarda e sorride. Ci racconta ancora delle pietre, della sua vita collegata alle pietre. Ci salutiamo e proseguiamo, guardandoci intorno ci rendiamo conto che vi sono trulli ovunque, tanti, i pinnacoli fanno capolino.

Arianna, che ora ha il testimone, ci dice che qui, si trovano molte seconde case, spesso, ci dice sorridendo, il valore delle nostre pietre, dei trulli, non è compreso, vedi, mi dice, indicando dei trulli, questi li hanno verniciati, oppure, indicandone un altro che si rivela alla nostra vista, hanno tirato su costruzioni di questo tipo, sorride nuovamente, non hanno capito nulla, hanno violentato il paesaggio, il territorio

Tanti di questi trulli sono trasformati in B&B. Ci spiega il significato dei pinnacoli, ci sono quelli a palla o a disco, quelli a forma di piramide o di cono poi ci sono quelli più recenti. In passato conservavano i cordoni ombellicali.

Gli uomini hanno lavorato la pietra con pazienza, sapienza, creatività ed amore, il legame con il territorio è fortissimo e si manifesta in forme diverse.

Santuario di San Michele in Monte Laureto
Continuiamo a camminare, a respirare a pieni polmoni, arriviamo, un po’ stanchi, al Santuario di San Michele, in Monte Laureto. Ad attenderci ci sono alcune persone, siamo in leggero ritardo, tocca ora al rappresentante della pro loco prendere tra le mani il testimone.

Il nostro cicerone ci presenta la chiesa ipogea, costruita all’interno della grotta carsica, antico tempio del dio Apollo, successivamente dedicata all’Arcangelo San Michele. Traspare tutto l’amore e l’appartenenza al territorio, ci dice che la presenza di piante, la Capelvenere, non è dovuta all’incuria, ma al semplice fatto che non si può estirpare.

Ci informa subito che questo santuario è parte della linea sacra del San Michele.
La linea sacra di San Michele
La linea sacra di San Michele è quella che, secondo la leggenda, corrisponde al colpo della spada con cui San Michele rispedì il diavolo all’inferno. Una straordinaria linea retta che tocca sette santuari tra Irlanda e comprende Israele:
- Skelling Micheal (Irlanda)
- St. Michael’s Mount (Cornovaglia – UK)
- Mont Saint-Michel (Normandia – Francia)
- Sacra di San Michele (Val di Susa – Italia)
- Santuario di Monte Sant’Angelo (Gargano – Italia)
- Santuario di San Michele, in Monte Laureto (Putignano – Italia)
- Monastero di Symi (Symi – Grecia)
- Monastero del Monte Carmelo (Haifa – Israele)
I 3 santuari più importanti sono quelli che si trovano in Francia, in Val di Susa e qui a Putignano.

Entriamo e fatti due passi appare davanti ai nostri occhi una meraviglia, non posso descrivere la sensazione che ho provato appena entrata. La grotta carsica è già di per se una meraviglia. ma vedere il lavoro della natura e quello dell’uomo in così perfetta armonia non è facile.

La statua del San Michele, in pietra policroma, opera di Stefano da Putignano, ci viene spiegata nei minimi dettagli. Partendo dalla spada e lo scudo in ferro, il drago ai suoi piedi sembra essere assomigliare ad un cane bastonato e poi, poi il viso del San Michele.
Una questione di punti di vista
Se osservato dal lato destro appare come il santo uccisore del drago, se invece spostiamo il nostro sguardo dal lato opposto, da sinistra verso destra, ci appare una fanciulla, una figura femminile.

La nostra guida ci vuole raccontare ogni millimetro della Grotta. Dalle sue parole traspare tutto l’amore e l’attaccamento alla terra.
L’altare maggiore fa corpo unico con la nicchia a forma di casa, una casa nella casa dove si conserva l’affresco della Crocefissione, datato XIV secolo, in parte perso a causa delle infiltrazioni dell’acqua piovana.

La nostra guida descrive in modo minuzioso tutte le figure, una sola, Maria Maddalena, volge lo sguardo verso il Cristo raffigurato nell’istante in cui muore, proprio quell’ultimo attimo fatale.
Sicuramente una visita al Santuario di Putignano è imperdibile, ricordatevi però una cosa: chiamate prima perché il sito è visitabile solo su prenotazione.

Dopo pranzo, fantastico e ricco pranzo al sacco (contenente tante delle specialità pugliesi) ci dirigiamo nuovamente verso Putignano, attraversiamo le zone rurali, caratterizzate da un enorme numero di trulli, fino a tornare in paese dove visitiamo il Museo. Arianna cede il testimone a Eliana, che ci presenta il palazzo del Principe Guglielmo Romanazzi Carducci, sede del Museo omonimo, rivelandoci tante, molte curiosità.

Ho deciso di non scrivere nulla dell’enogastronomia perché mi riprometto di fare una ricerca a parte, nulla comunque da rimproverare né alle meravigliose uve che, imbottigliate, regalano dei vini che inebriano i sensi con i loro profumi, colori e sapori. Siamo tutti abbastanza stanchi, a fine serata il testimone, dopo una fantastica cena. passa nelle mani di Morfeo.

Incontri al bar
Mi sono dimenticata di dire che la colazione la facciamo al bar, non esiste luogo migliore per conoscere le persone. Il bar è luogo d’incontro, di sorrisi e sbadigli, qui, sorseggiando un cappuccino caldo ho conosciuto molti di coloro che questi luoghi abitano.
Visitare Putignano in bici e…
Il programma odierno è fantastico, non sto più nella pelle, uno dei miei sogni sarà, anche se parzialmente, esaudito. Mi viene la pelle d’oca. Per il momento non vi dico nulla, sono sicura che questo sogno non sia solo mio, mi vengono i brividi solo a pensarci. Non ci posso ancora credere.
Oggi il giro non si farà a piedi ma in bici, la bici è a pedalata assistita. Per prima cosa abbiamo girato tutto il borgo vecchio.

La mattina il contrasto tra la pietra bianca ed cielo azzurro è indescrivibile. Giuseppe ha il testimone, strade, stradine e scorciatoie, uno dietro l’altro, in fila indiana, con le bici, pedalando, pedalando arriviamo alla prima tappa del programma odierno. Sono emozionatissima, sono ad un passo da ciò che ho sognato per tanto tempo, entrare, e lavorare, nelle botteghe dei maestri della cartapesta.
… dietro le quinte del Carnevale di Putignano

Il testimone passa al rappresentante dell’associazione Lavori da basso superate le prime difficoltà nell’entrare dentro l’hangar, il carro è in fase di costruzione, il maestro Deni Bianco che ci introduce nel mondo della cartapesta, ci spiega come funziona il carnevale, dal bando all’assegnazione e ci presenta il suo carro, in progress.

Lo salutiamo ed andiamo nella seconda bottega quella del maestro Domenico Galluzzi, uno dei nuovi maestri , una new entry.

Domenico, che prende in mano il testimone, ci presenta l’idea che si cela dietro il carro di carnevale che sta preparando, cordialmente risponde alle nostre domande, sempre sorridendo. Il maestro ci dice che, non sa il perché, ma, effettivamente, i maestri sono tutti uomini alcune ragazze partecipano, ma poi non proseguono o utilizzano quello che hanno appreso in contesti più piccoli, sempre in ambito artistico/creativo.

Ci spostiamo nell’ultima bottega, entriamo e vediamo subito il bozzetto del carro, Codice Rosso, ci spostiamo di poco e notiamo subito la scritta posta sopra l’ufficio: Montecitorio.

Ci avevano detto che l’ironia, la satira è una delle caratteristiche del carnevale di Putignano. Ci sono ragazzi giovani che prendono la carta di giornale, alcuni giornali sono del 1984, la incollano e aggiungono un pezzettino al futuro carro.

Ci sono ragazzi giovani e giovanissimi, il carnevale appartiene alla comunità e la comunità appartiene al carnevale. Il maestro ci dice, manca ancora un po’, termineremo il carro e gli ultimi giorni saranno quelli nei quali trascorreremo più tempo qui che a casa. Negli ultimi giorni siamo sempre qui e la sera mangiamo tutti insieme. Negli ultimi giorni si sente che siamo proprio una famiglia, una famiglia che sta insieme con un obiettivo comune, mostrare a tutti il risultato del lavoro di questi mesi e, naturalmente, vincere. Vincere significa essere riusciti a trasmettere il messaggio.

Salutiamo tutti e ci rimettiamo in sella alle nostre bici, dirigendoci verso un altro luogo speciale. Io ancora non riesco a credere di essere entrata nelle botteghe dei maestri della cartapesta, mi do ancora qualche pizzicotto per essere sicura di aver realmente vissuto quest’esperienza, di essere stata nelle botteghe, di aver parlato con i maestri, ci lavorerò la prossima volta, sono super eccitata.
La Grotta del Trullo
Salgo sulla bicicletta ancora intontita dall’esperienza vissuta, un desiderio avverato, metto la mano in tasca e tocco la maschera apotropaica raccolta questa mattina, tra i pezzi di pietra spaccati da Giuseppe.

Tutti insieme, in fila indiana, pedaliamo verso la grotta n. 001 conosciuta con il nome di Grotta del Trullo. Ci accoglie un geologo, gli diamo il testimone, ora tocca a lui condurci sotto terra e rivelarci un altro tesoro di questa fantastica terra.
Ci da il benvenuto e ci racconta come è avvenuta la scoperta di questa grotta, per caso mentre si realizzava l’impianto fognario, nel 1931.
E’ la prima grotta aperta ai visitatori, in Italia e fin dall’inizio fu dotata di un impianto di illuminazione. Questa splendida cavità carsica si trova appena sotto un metro e mezzo di roccia. Vi si accede attraverso una scala a chiocciola e già l’ingresso nella pancia della grotta è emozionante. Si scende girando e non è possibile non fermarsi, osservare i capolavori della natura, si resta proprio senza fiato. Non siamo abituati a tale bellezza. La temperatura è di 15 gradi. Sembra di essere arrivati in paradiso anche se questa volta si trova sotto i piedi e non sopra la testa così come generalmente viene collocato.

La nostra guida è uno speleologo e ci vuole trasmettere tantissime informazioni non solo quelle che si possono trovare su un depliant o via internet. Lui ci vuole raccontare qualche cosa che difficilmente si trova sui libri. Le grotte carsiche sono importantissime, dallo studio delle stalattiti-stalagmiti, che sono più pure rispetto a ciò che si trova in superficie, si
capiscono maggiormente i cambiamenti metereologici che appaiono sotto forma di periodi di siccità, bombe d’acqua, ghiacciai che si ritirano ecc.

Dagli studi fatti è stato possibile datare nuovamente le ere glaciali e la scomparsa di alcuni animali.
Il processo è iniziato, dalla rivoluzione industriale in poi, questo processo si può rallentare ma non fermare. Ci osserva con lo sguardo serio e ci dice: Immaginatevi l’inizio di una valanga, man mano che il masso scende aumenta di volume e questa è la situazione.
Siamo arrivati tutti nella grotta, non posso descrivere a parole quello che ho provato fin dal primo istante in cui sono entrata. Mi è sembrato di essere nel paese delle meraviglie, altro desiderio di quando ero bambina.

La grotta è piccolina, me è un concentrato di bellezza. In uno spazio relativamente piccolo si ammirano stalattiti e stalagmiti di colori che variano dall’arancio – per la presenza della bauxite – al bianco dovuto al calcare più puro. Le forme sono le più impensabili alcune ricordano il tessuto, ci sono delle vele, abbiamo poi le colonne, stalattiti e stalagmiti unite insieme. Ci viene indicata la colonna dell’angelo. Ognuno di noi riesce a vedere anche altre forme e di questo, credo, dobbiamo ringraziare il nostro amico Giuseppe che ci ha stimolato ad osservare, a cercare delle forme con gli occhi, ad andare oltre ciò che appare. La nostra guida risponde a tutte le domande, aggiungendo particolari ai particolari. Anche in questo caso il legame tra uomo e territorio è più che evidente.
Siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Il ritardo è congenito. Ad ogni sito sarebbe stato necessario dedicare tanto tempo in più. Invece, per ovvi motivi, abbiamo avuto questa fantastica possibilità di prendere delle pillole di bellezza, di conoscere una parte di territorio a tutti noi, più o meno, sconosciuto. Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere chi anima queste terre, chi si sforza a far conoscere i territori e le risorse, pronto allo scambio, al fare rete, a rafforzare, creare, partecipare.
Riprendiamo il testimone e pedaliamo verso l’Antica Osteria Cicirinella. Locale accogliente, cibi squisiti e un’attenzione al cliente non facile da trovare. Il pomeriggio l’appuntamento è in piazza. Ci attende Francesco che ci presenta, in modo approfondito, la chiesa medioevale, poi ricostruita, di San Pietro Apostolo, gli do il testimone. Una volta entrati colpisce subito la sovrapposizione scenografica dei tue altari frontali. Le scalinate di pietra bianca, i quadri, gli affreschi.

Purtroppo non potrò sentire tutto, io parto questa sera, che faccio adesso? Devo andare via, devo prendere i bagagli, devo arrivare all’aereoporto, saluto tutti. Ora prendo io il testimone perché vorrei contribuire a far conoscere la gente di Putignano, questo meraviglioso territorio, le sue risorse, il suo know-how e le sue meraviglie.
Tengo tra le mie mani il testimone, lo darò a Giuseppe, credo, la prossima volta che ci incontreremo.

Si ringrazia il Comune di Putignano per la collaborazione e per averci ospitato
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