Cosa vedere a Padova in un giorno, per la serie non solo San’Antonio. Un itinerario provato in una giornata d’autunno
Ogni città ha sempre molto da offrire, ma a volte il tempo è poco è necessariamente occorre fare delle scelte, come è successo a me l’ultima volta che sono stata a Padova, dove che cosa vedere è tanto, ma il tempo è stato poco: sono arrivata la mattina alle 8 per poi ripartire nel tardo pomeriggio per Asolo. Ecco quello che sono riuscita a fare.
La domanda che mi sono fatta appena scesa dal pullman (ho viaggiato con Megabus, ad un prezzo stracciato) è stata: cosa vedere a Padova in una giornata?La risposta è arrivata dal personale dell’ufficio turistico della stazione, estremamente gentili e disponibili. Oltre alle informazioni che mi servivano, mi hanno segnato le varie tappe su di una cartina che distribuiscono gratuitamente e dato altro materiale informativo.
Una cosa mi era chiara: avevo un giorno a disposizione e organizzando bene i tempi, potevo fare un bel giro per vedere le cose principali che offre Padova. Magari non per vedere tutta la città, ma almeno per avere un’idea complessiva. Per ottimizzare tempi e spostamenti la cosa migliore è quella di acquistare il biglietto del bus turistico di Padova che ferma nelle principali località turistiche della città. Il biglietto ha una durata di 24 ore durante le quali consente di salire e scendere a piacimento. Inoltre durante il percorso potrete ascolterete i commenti in italiano sui luoghi d’interesse toccati di volta in volta.
1) Colazione alla Bottega del Caffè
Ora che ho chiaro cosa vedere a Padova in un giorno, senza dover correre troppo, la prima cosa da fare è una bella colazione,
Non posso dire che questo sia il bar migliore di Padova, non è che in un giorno abbia fatto tutto il giro dei bar. Posso però dirvi che ho fatto colazione alla Bottega del Caffè, proprio davanti alla stazione e ve lo consiglio. Il locale è accogliente, i cornetti (o meglio i dolci) sono molto buoni e il personale simpatico.
Con la pancia piena si ragione meglio e allora, carta alla mano, sono partita alla (ri)scoperta di Padova. Appena girato l’angolo ho imboccato Corso del Popolo e mi sono avviata a passo deciso verso il mio primo obiettivo: la Cappella degli Scrovegni. Un capolavoro dell’arte italiana che nei miei precedenti viaggi a Padova, per vari motivi, non ero riuscita a vedere. Questa volta però, con un pizzico di fortuna, ce l’ho fatta.
2) Complesso dei Musei Civici
La cosa più importate da sapere è che il miglior modo per accedere alla cappella sarebbe una prenotazione on line (da effettuare sul sito della Cappella degli Scrovegni), ma con un po’ di fortuna si può tentare il last minute. Insomma approfittare dell’accesso dell’ultimo minuto in caso ci fossero ancora posti liberi.
La Dea Bendata quella mattina era decisamente dalla mia parte, arrivata ai Musei Civici alle 10,10 ho avuto subito il biglietto per l’ingresso delle 10,30.
Tutti sanno che all’interno è conservato uno straordinario ciclo di affreschi opera di Giotto, ma lo sapevate che fu fatta costruire per farne una sorta di mausoleo di famiglia?
Gli affreschi all’interno sono molto delicati e già in passato hanno subito danni a casua della rimozione del rivestimento esterno dell’edificio. Ora per prevenire che vengano danneggiati ulteriormente sono state adottate alcune precauzioni:
- il numero chiuso a 25 persone
- l’obbligo di sostare un quarto d’ora in una camera di compensazione, necessaria per stabilizzare il microclima interno. Anche per questo motivo il tutto è regolato da porte automatiche che si aprono e si chiudono una volta sola, insomma, non sono ammessi ritardi.
Ora che finalmente ho ammirato il capolavoro di Giotto posso dire che mi ero persa davvero qualcosa. Prima vi ho parlato dei 15 minuti da trascorrere nella camera di compensazione, viene proiettato un video che introduce il visitatore alla visita che poi, se non si è accompagnati da una guida, può essere svolta in autonomia. Il video infatti consente al visitatore di soffermarsi su tutta una serie di particolari che una visita più superficiale non farebbe cogliere.
Dimenticavo… all’interno della Cappella degli Scrovegni e del Museo civico non è ammesso fare foto, neppure senza flash ecco perché non ci sono nè le foto degli affreschi nè quelle del museo.
Musei Civici agli Eremitani
Le sale dei musei civici possono essere visitati prima o dopo, a seconda di quando si ha l’ingresso programmato alla Cappella degli Scrovegni. Al piano terra, negli spazi del Museo Archeologico, sono esposti importanti reperti provenienti tanto da raccolte private che da scavi e nelle sue 19 sale racconta la storia archeologica del territorio padovano.
Girando tra le varie sale quella che mi ha colpito maggiormente è la singolare la tomba, proveniente dalla Necropoli del Piovego (V a.C.), di un uomo sepolto insieme al suo cavallo, che sta a testimoniare l’importante ruolo che in quell’epoca aveva l’animale in questa zona.
Curiose anche le statuine in bronzo di epoca romana raffiguranti dei guerrieri, in un primo momento ho pensato che fossero dei giocattoli e provenienti dalla tomba di qualche bambino, ma ero in errore, si tratta infatti di semplici oggetti votivi. La storia di un territorio passa anche attraverso le sue strade ed allora ecco che la terza sala ospita la ricostruzione della Via Annia che conduceva fino ad Aquileia.
Non sto qui qui dilungarmi sala per sale, posso solo dirvi che tra sarcofagi, statue, mosaici e vasellame la visita è molto interessante. E se vi chiedete che c’entra con il territorio padovano una sezione egizia la risposta è semplice, si tratta di un omaggio alla figura del concittadino Giovan Battista Belzoni (1778-1823), grande viaggiatore (e per questo a noi travel blogger piace molto) esploratore e pioniere dell’archeologia.
Lasciato il museo archeologico si passa nella Pinacoteca che ospita una ricca raccolta di opere realizzate tra il 1300 e il 1800 da grandi maestri della pittura italiana. Il pezzo più importante è probabilmente il Crocifisso ligneo di Giotto proveniente dalla Cappella degli Scrovegni. Il Crocifisso è dipinto su entrambi i lati e mostra i danni riportati dall’umidità, conseguenza della rimozione del rivestimento esterno.
Da non perdere la delicatezza della Madonna della Tenerezza del Mantegna, che l’artista realizzò a penna e inchiostro su una pergamena con il fondo a tempera che rappresenta un paesaggio romano.
3) Chiesa degli Eremitani
Uscendo dal complesso museale merita una visita la chiesa che si trova proprio accanto al museo. Iniziata verso la fine del XIII secolo, è dedicata ai S.S. Filippo e Giacomo, ma per tutti è semplicemente la Chiesa degli Eremitani. Così come la vediamo oggi è frutto di cambiamenti più o meno recenti, ultimo quello durante la seconda guerra mondiale, ma nonostante questo riesce a mantenere il fascino di una chiesa trecentesca.
4) Piazza della frutta e piazza delle erbe
A questo punto si è ancora in tempo per lasciarsi travolgere dai colori e dall’animazione del mercato, anzi dei mercati: quello di Piazza della Frutta e quello della vicinissima Piazza delle Erbe, che poi insieme rappresentano uno dei mercati più grandi d’Italia,
anticamente erano il centro commerciale di Padova.
A dire il vero l’origine commerciale di questo spazio va cercata ancora più indietro nel tempo, pare addirittura in epoca Imperiale. Il mercato però è qui dagli inizi del Duecento, nel Medioevo però piazza della Erbe era anche la piazza delle esecuzioni capitaliIo amo molto i mercati, ho passeggiato tra i banchi, comprato un po’ di frutta e chiacchierato con i commercianti. Ho così scoperto che qui i carciofi di fine stagione, quelli meno teneri, vengono pazientemente privati delle foglie. Si recupera in questo modo il fondo che viene immerso in acqua acidula e venduto pronto per finire il pentola.
Una cosa così nei mercati romani non l’avevo mai vista, a Padova invece è consuetudine e questi fondi di carciofo sono molto apprezzati. Un cosa che mai avrei pensato di vedere a Padova è il mango, un mango buonissimo, come che si trovano ai tropici
5) Duomo e battistero
Lasciata la zona dei mercati mi sono incamminata verso il Duomo, peccato però che lo abbia trovato chiuso, o meglio era aperto ma c’erano dei lavori in corso e non si poteva entrare, così ho solo potuto sbirciare. Chiuso anche il Battistero, pazienza, vuol dire che ci devo tornare.
6) Il Ghetto
Un po’ delusa ho continuato a camminare per la città lasciandomi portare dalle curiosità di vedere cosa ci fosse dietro l’angolo e così mi sono pian piano “persa” tra le vie dell’antico ghetto. Una cosa che molti non sanno è che la sua abolizione è frutto degli ideali della Rivoluzione Francese, libertà e uguaglianza divennero così un diritto anche per gli ebrei.
7) Basilica di S. Antonio
Padova è la città del Santo e una visita in Basilica è d’obbligo. Era tanti che non ci andavo e mi ha fatto piacere ritornare, soprattutto perché questa volta non avevo la macchina che mi portava a due passi, ma ci sono arrivata con le mie gambe. Una delle cose più belle che ho scoperto è come la grande Basilica rimanga celata dagli edifici per apparire improvvisamente.
Dalla carta vedevo che era vicina, ma non ne scorgevo traccia. Poi improvvisamente, imboccata quasi per caso una via me la sono trovata davanti che faceva capolino tra i palazzi. Ecco questa è stata una sorpresa.
8) Prato della Valle
Il Prato della Valle, uno dei simboli di Padova. L’ultima volta che ero stata qui era la notte di Ferragosto e nella grande piazza ho assistito al più bello spettacolo di fuochi d’artificio che avevo mai visto. Da quella notte estiva erano passati tanti anni e da una giornata di festa piena di gente era un primo pomeriggio autunnale, un giorno infrasettimanale. I banchi del mercato erano appena stati smontati e la grande piazza era tutta per me… per me, per qualche coppietta in cerca di romanticismo e dei gabbiani che, irrispettosi, se ne stavano appollaiati sulla testa delle statue. Non su tutte e 78, ma comunque si tratta di personaggi illustri.
Osservando le statue con un colpo d’occhio sembrano tutte statue maschili e in parte lo sono, una sola donna è qui rappresentata, è la poetessa Gaspara Stampa. Provate a cercarla… anche se è un po’ nascosta non dovrebbe essere difficile.
Prima di riprendere il cammino mi sono concessa un picnic in solitaria, un picnic di lusso direi, visto che ero in una delle piazze più grandi d’Italia
9) Orto Botanico
Una giornata a Padova non è completa senza una visita al suo Orto Botanico, una vera istituzione. Nato nel 1545 per la coltivazioni di piante medicinali, oggi è inserito nella lista Unesco come Patrimonio dell’Umanità e conta oltre 6mila piante.
Non stupisce che un orto botanico così antico vanti anche il merito di aver introdotto in Italia per la prima volta alcune piante esotiche oggi abbastanza comuni, come ad esempio la magnolia, il girasole, il gelsomino e (pensate un po’) la patata. Non mancano quindi alberi storici, come la cosiddetta Palma di Goethe, la più antica del parco, piantata qui nel 1585.
Un giardino antico , ma proiettato verso il futuro con le serre del giardino delle biodiversità, inaugurato solo nel 2014. L’Orto Botanico di Padova ha un solo difetto, è poco facile da trovare. Ci si gira intorno un po’ troppo prima di trovare l’ingresso. Un invito quindi al Comune di Padova a migliorare la segnaletica.
10) Caffè Pedrocchi
A questo punto la nostra giornata a Padova volge al termine, c’è tempo solo per un caffè. E quando si dice caffè a Padova non si può che pensare al caffè Pedrocchi, il celebre “caffè senza porte”, termine che sta a ricordare che è aperto giorno e notte. Un locale storico, fondato nel 1831 e per molto tempo luogo di incontro di intellettuali, artisti e politici… insomma come un vero caffè di una volta.