Datemi un divano… e girerò il mondo


Viaggiare spendendo il meno possibile… un sogno di molti. Realizzarlo non è difficile, basta adattarsi un pochino. Quello che si risparmia sul volo, rigorosamente low cost, si rischia poi di spenderlo per l’alloggio. Il trucco c’è, basta conoscerlo. Si chiama couchsurfing. Una parola difficile, con un significato curioso: “surf sul divano”. Niente acrobazie però, sul divano si dorme soltanto ed è un sonno che non costa niente. Mi spiego meglio. Il couchsurfing altro non è che un diverso sistema di ospitalità che vede come protagonisti da un lato i viaggiatori e dall’altro gli abitanti del luogo che mettono a disposizione un divano, ma a volte si tratta di veri e propri letti o più semplicemente di uno spazio in giardino in cui piantare la tenda, il tutto senza chiedere nulla in cambio.

Non si tratta di uno “scambio di divani”, insomma chi viene ospitato non deve necessariamente ospitare a sua volta, anche se ovviamente la cosa è gradita, perché consente di allargare questa grande rete mondiale di ospitalità che attualmente tocca oltre 80mila città di circa 250 Paesi.


Viaggiare in questo modo non solo fa risparmiare, ma arricchisce il viaggiatore offrendogli un vero e proprio scambio culturale consentendogli così di entrare meglio nello spirito del Paese visitato, senza contare che spesso nascono delle vere e proprie amicizie. A garanzia della serietà degli utenti è stato creato un sistema di feedback rilasciati sia dall’ospite che dal padrone di casa alla fine dell’esperienza.

Avrete già capito che nessuna agenzia turistica vi offrirà una soluzione di questo genere. Il mondo del couchsurfing infatti è la rete. Grazie ad Internet è possibile far entrare in contatto chi il divano lo offre e chi lo cerca. Un fenomeno, quello del couchsurfing, che ha raggiunto dimensioni che neppure il suo giovane fondatore, Casey Fenton, aveva previsto. E pensare che lui volevo solo trovare il modo di trascorrere una vacanza in Islanda in piena economia.
Per raggiungere il suo obiettivo inviò oltre un migliaio di e-mail ad altrettanti studenti dell’Università di Reykjavik chiedendo ospitalità. A rispondere positivamente furono in tantissimi, al punto che Casey capì di aver avuto un’idea vincente. Quella che ha creato è un’organizzazione di tipo no profit che si sostiene con libere donazioni. Nata nel 2003, oggi ha un numero di iscritti che si avvicina ai 3 milioni e il sito www.couchsurfing.comè diventato il luogo di incontro di tanti giovani pronti ad andare alla conquista del mondo… sul divano.

 

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