![]() |
Folla di dimensioni Expo Foto di Claudia Lovisetto (1) e Andrea Calvani (2-3) |
Sono stati in molti a mettermi in guardia! Ma la realtà ha superato ogni immaginazione. Sabato 3 ottobre l’Expo di Milano è stato preso d’assalto da una folla di persone provenienti da tutto il mondo: un pubblico eterogeneo per cultura, provenienza ed età.
Insieme a gruppi di giovani alternativi, famiglie con passeggini che avevano la priorità di ingresso e tanti anziani che non si sono fatti scoraggiare dal lungo tragitto a piedi per arrivare ai padiglioni. Se la macchina organizzativa ha retto l’impatto di un numero di presenze così elevato e forse inaspettato, le criticità non sono mancate. Davvero assurdo entrare all’Expo con i biglietti acquistati per tempo e non riuscire a vedere nemmeno un padiglione. Anche quelli meno noti e appetibili prevedevano infatti ore di coda.
![]() |
6 ore di attesa e 50 minuti di visita, un po’ troppo anche per un padiglione come il Giappone |
Nel padiglione Giappone si registrava un’attesa anche di 6 ore e alle ore 15.30 la fila, come spiegava un cartello, diventava di 270 minuti più 50 minuti di visita. Per il Brasile due/ tre ore per ondeggiare su una rete di corda, ma file anche per Oman e Moldavia etc.
![]() |
Una rete sulla quale camminare, anzi ondeggiare, a diversi metri da terra |
E anche per chi decideva di rinunciare ai padiglioni, per consolarsi magari con assaggi di alcune specialità culinarie la scelta diventava impossibile! Ogni ristorante o chiosco era preso d’assalto e per una semplice piadina con un bicchiere di birra Moretti ho fatto due ore di fila e speso 10 euro!
Ho rimpianto di non avere pensato ad un panino da casa! Per fortuna l’alto numero di bagni ci ha risparmiato almeno le lunghe code lì!
Viene da chiedersi: ma se una presenza così massiccia di persone era attesa, anche considerando le prevendite dei biglietti on line, perché non pensare a dei numeretti invece di fare attendere il pubblico in fila? I numeretti si distribuiscono in farmacia, al supermercato e persino dal salumiere.
Era così difficile prevederli anche all’Expo? Della serie: prendo il numero, mi faccio un giro e ripasso. E magari se calcolo bene il tempo riesco anche a vedere diversi padiglioni.
E poi il passaporto che vendevano al costo di 5 euro a che serviva? Solo a conservare un ricordo? E se invece avessero pensato ad un premio per chi mette più timbri e dimostra di avere visitato tanti padiglioni, tanti paesi? Un’idea semplice che avrebbe stimolato di più il visitatore, anche a tornare più volte all’Expo.
Dopo queste considerazioni che sembrano un po’ l’uovo di Colombo, vale però la pena soffermarsi sul padiglione Giappone che ho potuto visitare perché per i giornalisti era previsto un ingresso su prenotazione chiamando il loro numero di telefono.
Padiglione Giappone
E bravi i Giapponesi! Un bellissimo spot sulla loro terra con tanto di effetti tecnologici e soluzioni per risolvere alcuni problemi del pianeta. Da subito un assaggio di Giappone con una suggestiva immersione nella loro natura: pesci, piante e cicogne tridimensionali e le loro differenti stagioni.
In una stanza, scaricando un app, si potevano con un semplice gesto della mano inserire tante foto del Giappone nel proprio telefonino.
E poi le giapponesi facevano le animatrici cantando e insegnando alcune parole nella loro lingua come” ITADAKIMASU “che vuol dire buon appetito, perché la cucina, spiegavano, è un’espressione della cultura giapponese ed è considerata molto
salutare.
E allora tutti a tavola! Ma il “ristorante futuro – si legge in un monitor- è un posto in cui divertirsi sperimentando un pasto virtuale accompagnato da una piacevole sensazione”. Così sconosciuti sono stati invitati a diventare amici intorno alla stesso tavolo che rappresenta il primo passo per migliorare il futuro della terra. Non mancavano esposizioni di cibo finto e di oggetti che appartengono alla loro tradizione come i sacchi di riso e addirittura gli “ Omamori”, vale dire i loro amuleti.
Fuori dal padiglione i loro ristoranti, ma questa volta con cibo vero. Tutti pieni, a prova che avere stimolato l’appetito con il virtuale ha funzionato!
E non finisce qui…
Mi è dispiaciuto non avere potuto ammirare il padiglione Italia. Ho visto solo una parte di quello dedicato al vino. All’uscita una parete fatta di tanti post it colorati, con le più disparate frasi. Vale la pena citare una scritta di incoraggiamento per il nostro Paese: “siamo unici al mondo per qualità e bontà”. La firma sembrerebbe Nilde.
Nel frattempo, tra una coda e l’altra, è diventato quasi buio e l’Albero della Vita illuminato è stato un degno saluto a questo sabato affollato all’Expo.