Il 23 marzo prende il via la stagione 2023 del giardino dell’Istituto Giapponese di Cultura di Roma che riapre di nuovo al pubblico con una programma di visite guidate gratuite. Si tratta di un piccolo giardino, ma appena si oltrepassa il cancello ci si trova catapultati in Giappone.

Questa è un po’ una caratteristica di Roma, a volte basta aprire un cancello per svelare alla vista piccoli luoghi “segreti”, il più delle volte si tratta di cortili o giardini in questo caso per il giardino giapponese.
Un angolo di Roma da Scoprire
Il giardino giapponese si trova in via Gramsci, 74, nella zona di Valle Giulia, o Valle delle Accademie straniere, perché caratterizzata dalla presenza di diversi istituti di cultura esteri.
Piccolo giardino sen’en nel cuore di Roma

Il giardino, che non è visibile dall’esterno- non è grande, ma è un vero gioiellino. Avete presente quei giardini giapponesi con laghetti, rocce, cascate e ponticelli? Ecco, qui c’è tutto.
Il giardino è stato è stato realizzato nel 1962 da un grande maestro del genere, l’architetto nipponico Ken Nakajiama che ha progettato questo e altri giardini fuori dal Giappone, come ad esempio quelli di Montreal e Mosca. Suo anche il giardino giapponese dell’orto Botanico di Roma (Largo Cristina di Svezia, 2) che realizzò tra il 1990 e il 1994. Singolare come a Roma Nakajiama abbia progetto il suo primo e ultimo giardino fuori dal confine giapponese.
Il giardino è il primo realizzato in Italia da un architetto giapponese ed ha tutte le caratteristiche del giardino in stile sen’en, cioè il tipico giardino giapponese con laghetto. Uno stile che si è perfezionato nei secoli, attraverso i periodi Heian, Muromachi (XVI-XVII sec.) e Momoyama (fine XVII sec.).
È quindi grazia a lui se a Roma possiamo ammirare dei giardini giapponesi autentici. Vi dico subito che non tutti i giardini sono uguali, questo è un giardino kaiyūshikiteien ovvero giardino “percorribile da diletto” diverso dai “giardini da contemplazione”.

Il giardino è grande poco meno di 1500 mq, ma non sono le dimensioni ad essere importanti. Forse a noi visitatori il giardino, a prima vista, può sembrare piccolo, ma per i canoni della cultura giapponese non lo è.
Un giardino giapponese è un gioco di armonie con la natura che si ha a disposizione: non si simmetrizza e si spiana, ma si utilizza il terreno che si trova. La cosa importante è che ogni giardino, e anche questo di Roma, abbia la simbologia giapponese codificata che lo rende un autentico giardino giapponese. Canoni che si trovano sul manuale Sakuteiki – risalente all’XI secolo – che si occupa proprio della costruzione dei giardini giapponesi, giardini che sembrano naturali, ma che dietro hanno un lungo percorso di studio.

Simboli ed elementi che troviamo tutti: la cascata, il ponticello, le rocce, le piccole isole, la lampada di pietra, tôrô e ovviamente il laghetto con tanto di carpe che nuotano nelle sue acque.
Una delle cose belle di questo giardino è che ad ogni angolo si scoprono visuali diverse capaci di sorprendere il visitatore e che ci fa comprendere l’importanza che ha per i giapponesi il concetto dell’armonia, che viene messa in pratica anche con la natura.

Se il giardino inizialmente ha un’idea molto naturale, ad esempio con il suo degradare verso via delle Belle Arti, ad un certo punto mostra chiara la mano dell’uomo con il ponticello, dritto e squadrato. Una presenza che in ogni caso ci suggerisce una convivenza in armonia tra uomo e natura e che troviamo subito dopo il primo punto di attraversamento del lago, sempre artificiale, ma dall’aria quasi naturale, con una serie di pietre d’appoggio irregolari.
Aria naturale anche per la piccola cascata che, non vorrei rovinarvi la poesia, è semplicemente alimentata da una pompa nascosta, ma non importa. L’effetto che produce è quello che conta.
Quando arrivate nei pressi dello yukimidoro, la lanterna con il largo cappello, osservate come qui l’occhio può andare oltre i confini del giardino e come – grazie ad un gioco di punti di vista – gli spazi sembrano ampliarsi, al punto che pare catturare nel suo paesaggio anche scorci di Roma da Monte Mario a Villa Borghese.

Superato il ponte, si arriva nel punto osservazione più bello sul giardino dall’interno, quello della veranda, tsuridono, che si protrae sul laghetto ornata dai fuji, ovvero i glicini, simbolo di beltà.
Qui si celebra la cerimonia del tè (cha no yu) una cerimonia che non ha lo scopo di bere il tè. Nella cerimonia del tè l’atto di bere è solo il punto di arrivo, molto più importante è la contemplazione della tazza, delle movenze, del kimono indossato, dei fiori del tè. Pensiamo all’ikebana che nasce come una composizione di fiori per abbellire la cerimonia del tè. Ecco la cerimonia del tè è fortemente legata alla contemplazione del bello e allora quale luogo migliore di questo?
Nuovo giardino, vecchio giardino

Come vi dicevo all’inizio il giardino è stato chiuso per lungo tempo, un po’ per le restrizioni legate alla pandemia, ma soprattutto perché è stato risistemato. L’impianto è sempre quello originale di Nakajama, ma sono state aggiunte delle piante da fiore, alcuni aceri e soprattutto tre nuovi ciliegi del tipo Somei Yoshino, quelli a 5 petali, tipici di tutta l’iconografia giapponese, che si sono così andati ad aggiungere ai cinque yaezakura. Il progetto è iniziato con la supervisione dei due discendenti dell’architetto paesaggista, i due però – bloccati dalle restrizioni sanitarie – non sono più potuti venire a Roma per seguire da vicino i lavori.
Festa dell’Hanami a Roma
Il giardino è bello in tutte le stagione, ma il periodo preferito dai visitatori è quello dalla fioritura dei ciliegi, che in genere – qui a Roma – avviene tra il 10 e il 15 aprile, mentre i Giappone segue un calendario ben preciso che cambia man mano che si sposta da sud verso nord: da febbraio fino a maggio. In questo periodo ad essere protagonista è la pianta simbolo di rinascita e della vegetazione giapponese: i ciliegi.
Per i ciliegi giapponesi il fiore è la cosa più importante visto che, nonostante il nome, questi alberi non producono frutti. In Giappone la fioritura è registrata annualmente dall’Agenzia Metereologica di Tokyo.

Alberi così amati che alla loro fioritura è dedicata una festa, quella dell’Hanami. I giapponesi amano goderne la bellezza, mentre in allegria fanno pic nic sull’erba, mangiando dolci tradizionali come il sakuramochi sotto gli alberi in fiore. Ecco, questo non lo potete fare in questo giardino, perché qui non è consentito consumare cibi (né portare cani), però per chi ha voglia di Hanami a Roma può organizzare, nello stesso periodo, un pic nic al laghetto dell’Eur dove nel 1959 sono stati piantati 150 ciliegi, dono del primo ministro giapponese dell’epoca, come segno di amicizia tra i due Paesi.

Legame che troviamo anche nel giardino dell’Istituto Giapponese di Cultura. Accanto a piante come ciliegi, glicini, iris e i pini nani troviamo alberi di ulivo in rappresentanza delle civiltà mediterranee. Proprio all’entrata de giardino ulivi e ciliegi a 8 petali – del tipo yaezakura – stanno a sottolineare il legame di amicizia tra Italia e Giappone. Arrivano invece dalla Toscana, più esattamente a Radicofani, le pietre che formano la cascata. Davvero suggestivo il percorso che si snoda nel giardino, dove tutto appare naturale, ma che è in realtà frutto di uno studio accurato. Bellissimi i pini nani, che sembrano rubati ad una stampa giapponese. Un piccolo albero che rappresenta longevità e resistenza.

Visitare il giardino in primavera è come fare un tuffo nella tavolozza di un pittore. Il ponticello in pietra che spicca nel verde, mentre tutto intorno è in fiore. È la seconda volta che vengo in primavera, La prossima volta però voglio tornare in autunno, quando i colori sono quelli del foliage.
Percorrere il giardino è percorrere se stessi, dunque seguendo un iter che consente molteplici punti di vista, oltre la limitatezza dello spazio
Come visitare il giardino giapponese di Roma
La visita al giardino è consentita solo in occasione di visite guidate gratuite. Per la visita è però obbligatoria la prenotazione .

Il giardino è aperto anche per gruppi organizzati, come le scuole. Le visite guidate vengono effettuate tutto l’anno – con eccezione dei mesi di luglio e agosto e del periodo natalizio – nelle giornate di martedì, giovedì, venerdì.
Quando l’istituto culturale è aperto, le visite si effettuano anche il sabato.
Non perdete tempo, perché i posti disponibili finiscono rapidamente, soprattutto in primavera.
Accesso ai disabili
Utile sapere anche che il giardino non permette un accesso totale ai disabili su sedia a ruote o ai bambini su passeggino. Per loro la vista è garantita dalla parte superiore, che consente comunque di avere una bella visione d’insieme del giardino.
Istituto Giapponese di Cultura di Roma
Una visita al giardino è anche un’ottima occasione anche per visitare l’Istituto Giapponese di Cultura, ospitato in una palazzina, progettata, sempre negli anni ’60, dall’ architetto Yoshida Hisoya, in stile shindenzukuri e ispirato ad una dimora signorile del periodo Heian (IX-XII).

Oltrepassata la porta di ingresso non dimenticate di ammirare le rifiniture interne, che dal legno delle superfici e alle tipiche shōji, le porte scorrevoli di carta giapponese, vi catapulteranno di nuovo nelle atmosfere giapponesi. Se poi è il periodo giusto avrete anche occasione di visitare gratuitamente delle mostre temporanee.
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Tra gli scopi principali del centro c’è quello della diffusione della cultura giapponese in Italia, a questo concorrono anche i corsi di lingua e letteratura, numerosi eventi (film, convegni, spettacoli, laboratori,) e la ricca biblioteca, circa 32 mila volumi, ma anche riviste, microfilm, CD di musica giapponese antica e moderna. Una biblioteca che raccoglie libri scritti sia in giapponese che in lingue occidentale e considerata la biblioteca sul Giappone più fornita e completa d’Italia.
Come arrivare al giardino giapponese
- metropolitana scendere alla fermata Flaminio della linea A e poi proseguire a piedi fino a via Gramsci
- autobus linea 52 (fermata Don Minzoni) o linea 982 (fermata Buozzi/Don Minzoni)
- tram linee 3 e 19 fermata Belle Arti)