Il Sinai di Davide (3): visita al Monastero di Santa Caterina

Monastero di Santa Caterina (Sinai)La vera escursione inizia decisamente con la prima escursione al monastero di Santa Caterina e il monte Sinai. Partiamo verso le 6,00 di mattina e, dopo aver passato vari posti di blocco, prendiamo la strada, circondata dal deserto, da cui si può ammirare un panorama da togliere il fiato!Per arrivare al monastero, da Sharm, occorrono 2 ore e mezzo di viaggio…

Compreso tra i contrafforti delle aree protette di Nabq e Ras Abu Gallum e lo uadì Fayran, questo territorio, di 4.300 kmq di alte montagne, comprende il monastero cristiano di Santa Caterina, il picco roccioso del santissimo monte Sinai, la montagna più alta dell’Egitto, il monte di Santa Caterina e il protettorato di Santa Caterina, inaugurato nel 1996.

Il monastero è un convento greco-ortodosso fondato nel IV secolo e ha una doppiaIl roveto ardente

particolarità: è la più piccola diocesi e il più antico monastero ancora attivo. L’imperatrice Elena, moglie di Costantino, ordinò, nel 337 a.C., la costruzione di una cappella nel punto in cui, secondo la tradizione biblica, a Mosè era apparso il roveto ardente (l’albero che miracolosamente si incendiava ma non si consumava).

Nel VII secolo, il profeta Maometto stesso avrebbe garantito la protezione del centro religioso. Con il passare del tempo le guardie si convertirono, a poco a poco, all’islam e i monaci si fecero sempre meno numerosi, finché, si racconta, nell’VIII secolo, venne scoperto il corpo intatto di Santa Caterina d’Alessandria, martirizzata nel 395 a:C.; le spoglie della Santa sarebbero state deposte dagli angeli sulla vetta del monte che oggi porta il suo nome.

Anche l’impero ottomano scelse di proteggere il monastero, esattamente come fece Napoleone Bonaparte. Divenuto una struttura religiosa autonoma, oggi il monastero accoglie 22 monaci sotto l’autorità di un arcivescovo e di un consiglio. Eretta a 1.570 metri di altezza, al centro di una stretta valle dominata da cime vertiginose, questa fortezza dalle mura imponenti alte 10-15 metri e larghe 2-3, si rivela di primo acchito misteriosa, se non addirittura angosciante quando cala l’oscurità.
Vista l’affluenza di visitatori, oggi i monaci hanno limitato l’accesso alla chiesa principale, eretta intorno al punto dove sarebbe apparso il roveto ardente (foto a destra), e al pozzo di Mosè (in cui, miracolosamente, ancora oggi c’è acqua), escludendo dalla visita il tesoro, il museo, la biblioteca e i refettori.

All’interno delle mura è inoltre presente l’ossario, dove sono lugubremente custodite le ossa e i teschi dei monaci deceduti, oltre alla reliquia di Santo Stefano, protetta da una teca in vetro.

La particolarità di questo monastero, che lo rende unico al mondo, è vedere un campanile sovrastare in altezza una torre del muezzin. All’interno delle mura, infatti, oltre al monastero ortodosso, si trova una moschea, fatta costruire dai monaci per impedire la demolizione di tutto il monastero, ordinata dall’imperatore Costantino, che voleva la distruzione di tutti i luoghi di culto cristiani. In questo modo, infatti, il monastero di Santa Caterina era diventato un luogo di culto non soltanto cristiano ma anche musulmano.


In sella al dromedarioLuogo santo tanto per gli ebrei quanto per i cristiani e i musulmani, il monte Sinai sarebbe stato scalato dal primo profeta, Mosè, che qui avrebbe ricevuto le tavole della legge (i dieci comandamenti).

Gli archeologi si chiedono ancora se il monte Sinai corrisponde al monte Haub della Bibbia.

Il paesaggio è molto particolare, specialmente se si percorre il tragitto a dorso di dromedario…

Ed ora è il mio turno di prendere la parola. Due volte sono stata in Egitto e due volte sono venuta al Monastero di Santa Caterina. La prima volta ci ho addirittura dormito.

L’idea era quella di salire sulla vetta e aspettare l’alba, ma eravamo tutti molto stanchi. Il nostro viaggio era iniziato al Cairo, ci aveva portato in pulmino fino ad Assuan seguendo il Nilo, poi in aereo fino ad Abu Simbel, di nuovo in pulmino fino ad Hurgada, quindi verso nord. Avevamo infine attraversato il Canale di Suez ed eravamo entrati nella penisola del Sinai. Stanchezza comune, accordo comune: abbiamo così deciso di vedere il tramonto, per poi ridiscendere, cenare e dormire tutta la notte.

 

Questo ci ha spinti ad una scelta quasi obbligata. Salire sulla cima seguendo la strada che si inerpica sulla montagna, lungo un numero non ben precisato di gradini scavati nel granito, ma che si aggira tra i 3500 e i 4000., comunque tanti. La salita è stata molto faticosa e qualcuno si è pentito di non aver approfittato, quando possibile, di un passaggio in groppa ad un dromedario. Alcuni dei ragazzi del gruppo, infatti, chi all’inizio, chi a metà strada, hanno deciso di rinunciare e tornare al monastero senza aver raggiunto la meta.

Si, la salita è stata molto dura, ma siamo stati ripagati da uno splendido panorama… anche se l’alba pare si meglio, non ci siamo lamentati dei colori che ci ha offerto il tramonto.
Ci siamo però chiesti come abbia fatto Mosè a ridiscendere da questa montagna portando con sé, per ben due volte, le celebri tavole della legge, che come si sa, erano scolpite nella pietra e dunque non certo leggere!

Per scendere abbiamo percorso al via dei cammellieri, più lunga, ma molto meno ripida.


tramonto sinaiGeneralmente il percorso viene fatto al contrario, ma pensare di scendere da quei gradini di granito con il buio era impossibile e di fare la stessa strada, andata e ritorno, non ci andava.

La seconda volta che sono stata a Santa Caterina, ho fatto come Davide: un’escursione di un giorno da Sharm.
Viste le condizioni salire in vetta era impensabile, anche perché era luglio, era giorno e faceva un caldo che scioglieva le pietre.

Insomma, se voglio vedere questa famosa alba dal monte Sinai, da queste parti dovrò tornarci prima o poi.

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