La casa natale di San Galgano
Il nostro viaggio inizia a Chiusdino, il paese, dove ancora oggi si trova la casa dove nacque nel 1048, da tempo adibita a cappellina.
Semplice e abbastanza spoglia, come ben si addice ad un cavaliere che in un momento della sua vita abbandona la spada e le sue ricchezze per la croce e la povertà.
Sulla porta di ingresso un bassorilievo ricorda la sua conversione ad opera dell’Arcangelo Michele.
La chiesa di San Michele a Chiusdino
Eremo di Montesiepi
E’ arrivato il momento di lasciare Chiusdino per spostarsi in località Montesiepi nella cappella edificata su una piccola altura, nel luogo in cui il giovane Galgano si ritirò a vita da eremita e dove, nel Natale del 1080 piantò la spada nella roccia, anzi nella terra, stando a quanto dicono le fonti. Roccia o terra forse ha poca importanza, quello che conta è la spada infissa nel terreno diventa una croce. Quindi una spada che viene piantata nella roccia e non estratta, come nel mito di Artù… ma forse, visto che è arrivato dopo Galgano è possibile che questa storia abbia in qualche modo delle basi proprio qui a Chiusdino. Interessante anche la somiglianza con la storia di San Francesco, anche lui cavaliere che rinuncia alle ricchezze per “sorella povertà”.
L’eremo di Montesiepi è un vero e proprio gioiello. Dalla cupola a cerchi concentrici, agli affreschi di Ambrogio Lorenzetti della cappella laterale che raccontano la vita del Santo.
Affascinante, ma discutibile la teoria che vede nella chiesa una simbologia degna di “Misteri”
Abbazia di San Galgano
Le mura in mattone si stagliano tra il verde dei campi e l’azzurro del cielo. Un cielo che si affaccia anche tra le navate. L’abbazia infatti da secoli è priva del tetto. Ma facciamo un passo indietro, la sua edificazione durò circa sessant’anni e si conclude nel 1288 con la consacrazione dell’edificio, che rispetta le regole fissate da San Bernardo da Chiaravalle.
La pianta a croce latina è priva di abside. E’ una chiesa gotica, ma sobria. Si tratta della prima chiesa gotica di Toscana, molto simile all’abbazia di Fossanova (LT) di dimensioni però ridotte.
Qualche curiosità
Tra gli apprendisti che lavorarono alla sua costruzione, anche il quattordicenne Arnolfo di Cambio. Altra curiosità è la “firma” dello scarpellino che ha realizzato l’ultimo capitello, sul quale ha scolpito il suo ritratto.