Ricordo una mostra di qualche anno fa che si intitolava “Il Lazio vario per natura” dove veniva messa in risalto la straordinaria biodiversità della Regione aspetto nel quale rientra pienamente anche la Caldara di Manziana, un’area di circa 90 ettari davvero molto interessante, soprattutto dal punto di vista botanico e geologico.

Monumento Naturale della Caldara di Manziana
Tante le bellezze naturalistiche vicino Roma, uno dei miei luoghi preferiti è la Caldara di Manziana, dichiarata nel 1988 Monumento Naturale, dal 1999 inserita nel Parco di Bracciano e Martignano. La Caldara di Manziana si compone di tre ambienti distinti, ma complementari:
- la palude
- il bosco di betulle
- la torbiera.

La palude
Un luogo un po’ magico anzi per alcuni aspetti anche un po’ infernale. A pensarla così anche gli Etruschi i quali ritenevano che sotto il ribollire dell’acqua vivesse il dio etrusco degli inferi dell’oltretomba Manth (o Mantus in latino). Un nome che ha una singolare assonanza con il nome Manziana, che non sia una coincidenza? Non credo proprio, visto che è certo è che dal suo nome deriva quello della Silva Mantiana, una vasta area boscosa oggi ridotta ad un piccolo settore che è il Bosco di Macchia Grande.
Oggi inserita nel Parco Naturale del Lago di Bracciano e Martignano, la caldara dal 1988 è un’area protetta con il nome di Monumento Naturale della Caldara di Manziana.
Un luogo estremamente affascinate che ci ricorda la presenza dell’antico vulcano Sabatino.

La sua fase eruttiva è finita da tempo immemorabile, ma il fenomeno vulcanico non è del tutto è estinto. Una grande energia e un forte calore ancora covano sotto la crosta terrestre ed ecco che qui, a Manziana, questa trova la sua valvola di sfogo. Dalla profondità del terreno l’acqua sulfurea sale in superficie, gorgogliano e dando vita ad una serie di polle.
Tutti sappiamo che in questa zona il vulcano ci ha regalato quella meraviglia che è il Lago di Bracciano, ma non tutti sanno che l’intera area circostante risente, in un modo o un altro, dell’antica presenza vulcanica e Manziana è un esempio tangibile di questo passato.
Giusto per darvi un po’ un’idea, possiamo dire che si tratta di una sorta di geyser in miniatura, ma non aspettatevi i forti getti d’acqua d’acqua sparati alti nel cielo come quelli che si possono vedere in Islanda o a Yellowstone!
Qui tutto è molto più contenuto, quello che troviamo è qualcosa molto simile alla vicina Solfatara di Monterano (frutto del medesimo vulcano), o ancora alla solfatara di Pomezia e a Tor Caldara, queste ultime due però sono legata al Vulcano Laziale.
Ma cosa provoca questo fenomeno? In pratica nella palude centrale di Manziana è presente un fenomeno di vulcanismo secondario che da vita a delle polle gorgoglianti legate a gas – soprattutto anidride carbonica, unita ad acido solfidrico e altre sostanze – che risalgono dalla profondità della terra ed è proprio l’acido solfidrico che, arrivando in superficie, si ossida e libera, tra le altre cose, l’ossido di zolfo che è il responsabile dell’odore particolare e inconfondibile che si può sentire qui e in zone con le medesime caratteristiche.

Osservando il ribollire dell’acqua si sarebbe portati a pensare che si tratti di acqua calda, niente di più sbagliato perché l’acqua è fredda. Quello che fa ribollire l’acqua sono proprio le reazione chimiche che prova l’incontro tra acqua che risale dal sottosuolo -ricca di zolfo – con l’acqua che si trova in superfice che è invece ricca di ossigeno. Quando si incontrano le due acque e le le due sostanze l’effetto è questo ribollire dell’acqua.
Lo zolfo contribuisce anche a dare l’aspetto lunare al paesaggio con le tipiche incrostanzioni giallastre.
Attenzione ai gas tossici
E a proposito di “che effetto che fa?”, che dire dei cartelli con scritto “pericolo” che avvisano che respirare l’aria della Caldara di Manziana potrebbe essere nocivo per la salute?
Spaventa un po’, ma nessun pericolo.
Sì, ci sono forti emissioni di anidride solforosa e anidride carbonica che risalgono in superficie, ma passeggiare o anche trascorrere una giornata in questo ambiente naturale non potrà farvi altro che bene!
Anzi anticamente la Caldara di Manziana era utilizzata per scopi curativi e rituali, sia dagli Etruschi che dei Romani, ma non è tutto. I legionari di ritorno a Roma si fermavano qui per purificarsi dopo le battaglie.
La raccomandazione che vi posso dare comunque è quella di non abbandonare i sentieri. L’itinerario è ben indicato e seguendo la segnaletica non rischiate di perdervi.
Il bosco di betulle

La presenza di queste emissioni non è l’unico aspetto che rende particolare quest’area protetta.

Chi ha una minima nozione di botanica non può che stupirsi di fronte alla presenza di un boschetto di betulle (Betula pendula): una specie sicuramente molto inconsueta sia questa altitudine che latitudine.
Le betulle, si sa, sono più tipiche del nord Europa… Ma allora che si fanno in provincia di Roma e a poche centinaia di metri sul livello del mare?
La risposta non è sicura, c’è chi pensa che potrebbero trattarsi di un bosco artificiale, cioè piantato dall’uomo in tempi antichi. La teoria più acclarata è però un’altra, che il bosco di betulle di Manziana sia un relitto glaciale.
Teoria che è stata avvalorata da alcuni studi che avrebbero trovato tracce di sedimenti di polline, questo avrebbe consentito agli studiosi di far risalire la presenza delle betulle a circa 11.700 anni fa, ovvero all’inizio dell’Olocene. È vero che ho detto che la betulla non è una pianta del Lazio, ma è anche vero che esiste nella regione un secondo bosco di betulle sui Monti della Laga.
La presenza delle betulle per noi visitatore è più che altro una curiosità, ma c’è da dire che il fascino di questi alberi dalla corteccia biancale betulle, inseriti in uno scenario simile, è davvero di forte impatto.

Visto che ho iniziato a parlare di vegetazione, va specificato che non ci sono solo le betulle.
Anche se ho parlato di area infernale, sarebbe sbagliato pensare che ci troviamo in una zona inospitale. Basta allontanarsi un po’ dalla zona paludosa e il bianco lascia il posto al verde.
Nel bosco troviamo anche castagni, diversi tipi di querce, aceri, carpini, ontani e noccioli, ma anche una macchia bassa e un ricco sottobosco con biancospino, ginestre e felci.

Così come la flora, anche la fauna è molto ricca. Qui troviamo tassi, volpi, cinghiali, istrici, faine, ricci, scoiattoli e anche qualche martora. In acqua poi non mancano anfibi e rettili.

Tanti gli uccelli, compreso il bellissimo e variopinto gruccione, che scava il proprio nido nelle pareti sabbiose.

La torbiera
Il terzo ambiente che troviamo in quest’area protetta è la torbiera. Questo perché nella zona vicino la caldara, si le acque piovane si raccolgono, ma vengono trattenute dai fanghi impermeabili che si trovano sul fondo, dando vita alla formazione di torba, processo favorito anche dalla presenza di una serie di processi chimici che trasformano la sostanza vegetale sepolta in torba.
Allora, vi ho fatto venire voglia di fare un salto a Manziana?
Allora preparate lo zaino e la borsa da picnic, vi aspetta una gita davvero speciale! La prima volta che sono venuta qui è stato tanti anni, ero stata in escursione alla città morta di Monterano con degli amici e prima di tornare a Roma abbiamo fatto tappa qui. Da quel giorno ci sono tornata molto spesso perché è un posto che mi incanta, che ha una suggestione davvero unica.

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Come arrivare alla Caldara di Manziana
Per prima cosa dovete arrivare a Manziana (RM) e da qui proseguire per circa cinque chilometri lungo la Strada Provinciale 2C.
All’altezza del km 14.300 noterete una stradina sulla sinistra che ha un nome molto intuitivo: Via della Caldara. Fate molta attenzione perché sempre si vede facilmente
A questo punto non vi resta che proseguire sempre dritti fino al parcheggio che si trova proprio in corrispondenza dell’ingresso dell’area protetta.“
Dove dormire

Per noi romani la zona del parco di Bracciano e Martignano è considerata come la meta di una gita giornaliera. Si è vero, si raggiunge facilmente, ma c’è talmente tanto da fare e vedere che merita una permanenza più lunga. Ecco allora che per chi pensa di dormire in zona vi segnalo la mia recensione di Villa Clodia, una residenza d’epoca che non solo è molto accogliente, ma vanta anche una bellissima storia.