L’arrivo a Durban è stato traumatico.
Sapevo che Durban fosse pericolosa. Lo avevo letto e ne avevo sentito parlare, forse ero un po’ suggestionata, ma questa città mi dava inquietudine. Una sensazione che nel giro di poche ore è stata avvalorata da una serie di segnali.
Mentre eravamo in fila al telefono un poliziotto ci ha avvicinato per chiederci se avevamo telefonata lo stesso poliziotto ci ha sconsigliato di uscire utilizzando l’uscita vicino a noi, considerata “poco sicura”, ma quella dal lato opposto.
Noi un po’ perplessi abbiamo seguito il suo consiglio.
Ci siamo poi diretti verso il lungomare e abbiamo fatto, tutti insieme, una passeggiata sulla spiaggia fino al pontile dei pescatori e da qui abbiamo assistito ad un suggestivo tramonto sulla città.

Mentre camminavamo una signora si è avvicinata e ci ha detto di stare molto attenti, di non mostrare nulla di prezioso (orologi, macchine fotografiche e cellulari) perchè la città non era sicura. Il tocco finale è arrivato dopo cena, quando un poliziotto ci ha visto che camminavamo per strada e ci ha detto di tornare immediatamente in albergo perché Durban era pericolosa per noi. Per esserne sicuro che seguissimo la sua raccomandazione ci ha accompagnato fino alla hall e ci ha affidato al vigilante dell’albergo.
Lo avevo detto che questa città mi dava inquietudine! Allora non era suggestione!
Mentre mi mettevo a letto mi sentivo sollevata che la mattina dopo sarei partita per Port Elisabeth e non vedevo l’ora di fare tappa a Jeffrey’s Bay per fare una passeggiata sulla spiaggia senza la sensazione di inquietudine che avevo provato qui