Lampedusa, l’isola amica delle tartarughe

 Lampedusa, centro recupero e la salvaguardia della tartaruga

Conoscete il centro tartarughe di Lampedusa? 

Una visita a questo luogo fa capire davvero tante cose e soprattutto la grande responsabilità che ha chi vive il mare nei confronti della salvaguardia degli animali che lo popolano. 

Le tartarughe sono comparse sulla terra circa 110 milioni di anni fa ed hanno nuotato nel mare fino oggi, ma negli ultimo secolo per loro le insidie sono aumentate al punto che rischiano l’estinzione e la colpa è nostra. 

Un piccolo gesto può fare molto

A fare la differenza sono spesso piccoli semplici gesti. Anche se forse non ce ne rendiamo conto, ma sono proprio questi che – se fatti con superficialità – rischiano di compromettere l’esistenza di molte creature del mare, tartarughe comprese, perché sotto la spessa corazza, sono animali fragili e indifesi. 

Progetto tartarughe marine wwf

Le vasche per la degenza delle tartarughe in difficoltà

Per una serie di motivi e circostanze io ho sempre avuto un rapporto particolare con le tartarughe Caretta Caretta (le più diffuse nei nostri mari) e quando lavoravo in televisione ho fatto anche i testi di un documentario!

Le tartarughe le ho incontrate spesso, in Italia, in Messico e in Oman. Eppure non ero mai stata a Lampedusa (a Linosa sì, ma non a Lampedusa) nonostante fossero tanti anni che volevo visitare questo centro. Desiderio che sono riuscita a soddisfare lo scorso anno durante un soggiorno a Lampedusa , in quella che per me è sempre stata l’isola delle tartarughe.

Le spiagge di Lampedusa, in particolare quella dei Conigli, sono da sempre tra le loro preferite del Mediterraneo per l’ovodeposizione. 

Le tartarughe marine tornano a deporre le uova sulla spiaggia dove sono nate

Le tartarughe si avvicinano alla costa e osservano bene che tutto sia tranquillo e che non ci siano pericoli, almeno apparenti, poi una notte raggiungono la spiaggia, scavano una buca e lasciano che sia il calore della sabbia a fare da incubatrice. Un calore che determina anche il sesso del nascituro. Con la sabbia più calda nascono le femmine, con quella più fresca i maschi. Ogni anno qui a Lampedusa il miracolo si ripete, ma questo anche grazie a tutto il lavoro fatto per la salvaguardia delle tartarughe.

Volontari a Lampedusa 

Molto si deve ai volontari che sorvegliano i siti di nidificazione per evitare che accada loro qualcosa su spiagge che, vista la stagione balneare, sono piene di turisti. 

Ed è proprio qui a Lampedusa che, oltre un quarto di secolo fa, è nato il centro  che si occupa della cura e della salvaguardia di delle tartarughe.

Un ospedale per le tartarughe

Quando gli animali vengono portati qui sono immediatamente sottoposti ad una visita medica che comprende una radiografia. Una tartaruga non si visita “a vista”. Non basta infatti osservarla per stabilire se abbia o meno un problema. Quello che nasconde all’interno del suo corpo potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.Sea turtle hospital

 A volte il problema si chiama “amo” e per trovarlo occorre cercare nel suo esofago. È incredibile ciò che una tartaruga riesca ad inghiottire! E’ stato trovato veramente di tutto, anche della pericolosissima plastica. 

rifiuti un pericolo per le tartarughe

Alcuni dei troppo rifiuti che in mare mettono a rischio l’esistenza delle tartarughe

 Qui a Lampedusa le tartarughe vengono visitate e, se necessario, tenute in degenza fino a guarigione. Il centro ha grandi vasche dove gli animali attendono il momento di riprendere il mare. La degenza può essere più o meno lunga e nei casi più gravi gli animali non sono proprio in grado di riacquistare la libertà.

Caretta caretta 

Un centro di studio e divulgazione

Attenzione però a non fare confusione, questo non è solamente un ospedale per tartarughe.

 
Uova di tartaruga

Non tutte le uova si schiudono e molti piccoli muoiono subito dopo la nascita

Sì perché per salvarle non basta solo curarle, qui vengono anche recuperate, marchiate e monitorare. A tutto ciò si affianca un lavoro di divulgazione, perché è solo in questo modo che possono essere salvate dall’estinzione.  

Le tartarughe sono ancora poco conosciute a livello scientifico e studiare i vari esemplari può essere di grande aiuto a raggiungere l’obiettivo della loro salvaguardia.


Una tartaruga può deporre anche un centinaio di uova, ma molte non si schiudono proprio e in ogni caso le aspettative di vita sono bassissime: a volte solo una raggiunge l’età adulta. Ci sono tartarughini che muoiono prima ancora di raggiungere il mare, ma è la natura che vuole così ed è per questo che le tartarughe di uova ne fanno così tante. Certo in alcuni casi si possono proteggere i piccoli fin a quando arrivano in mare, ma poi dovrebbe essere solo la natura a deciderne il destino e non il comportamento scellerato degli esseri umani. 

Forse non lo sapete, ma tra le attività antropiche che minacciano la loro esistenza alcune sono legate al turismo e altre alla pesca. Troppo spesso rimangono impigliate nelle reti, e non solo nelle terribili spadare, anche in quelle a strascico, restano poi imprigionate nelle nasse o ingoiano ami, i più pericolosi sono quelli dei palamiti. Per non parlare poi di quanto sia pericoloso per le tartarughe trovarsi a tu per tu con i rifiuti! 

Un sacchetto di plastica in acqua alla tartaruga può sembrare una gustosissima medusa, un boccone però molto pericoloso: in questo caso che può provocare un’occlusione intestinale e la morte. Altra minaccia è data dalle eliche delle barche a motore che, in molti casi, hanno provocato loro delle gravi mutilazioni.

Un visita al centro recupero è il primo passo verso una maggiore conoscenza delle tartarughe e anche un modo per capire quali siano le azione da compiere e ovviamente quelle da evitare.

Cosa possiamo fare noi per la salvaguardia delle tartarughe marine

Prima parlavo di piccoli gesti. 

  • Non accendere falò in spiaggia. Le luci e la confusione disorientano le tartarughe che potrebbero decidere di non uscire dall’acqua disperdendo così le preziose uova
  • non buttare rifiuti in mare, ma neppure lasciarli sulla spiaggia, il vento potrebbe farli finire in acqua e le tartarughe con troppa facilità li scambierebbero per cibonumero guardia costiera
  • Cosa si deve fare se si cattura una tartaruga marina? Portarla immediatamente al più vicino centro recupero, ma prima avvisare tempestivamente le autorità competenti.
    Un decreto ministeriale infatti vieta la detenzione delle tartarughe ed è proprio per questo motivo che spesso anche i pescatori preferiscono ributtarle in mare per non avere problemi ed evitare sanzioni. Inoltre chiamando il 1530, il numero per le emergenze in mare della Guardia Costiera (gratuito su tutto il territorio nazionale) si potranno avere anche le indicazioni su come comportarsi.
  • Ricordate poi che non si acquistano mai oggetti fatti di tartaruga e soprattutto che le tartarughe non si mangiano e questo vale anche se siete all’estero. A me a Baracoa (Cuba) è capitato che mi fosse offerta una cena a base di tartaruga , ma ho rifiutato inorridita. Ho provato a spiegare le mie ragioni, anzi quelle delle tartarughe, ma non sono riuscita ad ottenere l’effetto desiderato.  Cosa fare e non fare in mare

Chi vive il mare può dunque avere un ruolo determinante per la salvezza delle tartarughe marine, recuperarle, avvisare la guardia costiera e far raggiungere loro il più vicino centro di recupero può essere molto importante. 

Come ho già detto, non basta infatti un’occhiate per dire che l’animale stia bene e non abbia problemi. 

Se poi la tartaruga ha già una targhetta di identificazione allora è doppiamente importante perché è possibile in questo modo aggiungere un tassello alla sua storia, scoprire le rotte che ha seguito e vedere come nel tempo sia cresciuta.

Chi recupera una tartaruga deve ricordarsi che è un animale marino, ha bisogno di restare umida, quindi bagnata con acqua di mare – in particolare la testa e gli occhi –  e non deve essere assolutamente lasciata al sole

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