La scorsa notte, ad un mese esatto dal mio ritorno in Italia, ho sognato di camminare per le strade dell’Esquilino (per chi non lo conosce è il quartiere più multietinico di Roma) e di vedere improvvisamente la pubblicità del succo di mango. Nettare delizioso che aveva contrassegnato tutti i miei giorni in Nepal.

Sogno o son desta? Purtroppo sognavo. L’insegna era all’esterno di un grande supermercato orientale. All’interno era pieno di scale mobili (piastrellate a mosaico!) e reparti che sembravano veri e propri labirinti. In sogno continuavo a cercare il succo di mango, ma senza trovarlo.

Chiedevo ai clienti e al personale, ma le risposte erano tutte in una lingua incomprensibile. Finalmente dall’alto riesco ad individuare il reparto succhi di frutta che si trovava al piano inferiore, per scendere c’era un’altra scala mobile, sempre piastrellata a mosaico, ma questa volta di forma semicircolare (!) e scivolosissima. Insomma un vero incubo.

Mi sono svegliata con la voglia di succo di mango e più in generale di mango. Che sia stato un sogno premonitore? Devo andare a fare un giro all’Esquilino, quanto ad alimenti si trovano le cose più strane e improbabili.
Se lo o trovo, giuro, faccio scorta, anche perché non solo è buono, ma il mango è anche ricco di proprietà nutrizionali. Lo avevo detto io, il succo di mango dà dipendenza.
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