Questo non vuole essere un post esaustivo dei prodotti gastronomici della marca di Treviso, non parlo neppure del celeberrimo radicchio, ma un modo simpatico per raccontare alcune delle cose che ho mangiato, durante il mio recente weekend all’insegna del colore verde scoprendo le colline del Prosecco nella Marca di Treviso.
Gradite un prosecco? Iniziamo con l’aperitivo
Con la moda diffusa dell’aperitivo, nei calici si chiede sempre più frequentemente il prosecco, si, ma c’è prosecco e prosecco! Come sapete la sua zona di coltivazione va dal Veneto al Friuli Venezia Giulia. Un’area vasta che si restringe notevolmente se parliamo di Prosecco DOCG, o Prosecco Superiore, che si produce esclusivamente con le uve delle colline di Conegliano Valdobbiadene, un’area che comprende solo 15 Comuni.
- Il DOCG Conegliano Valdobbiadene, che si può trovare nelle tre versione Brut, Dry ed Extra Dry, prende il nome dalle due capitali territoriali.
- Il DOCG Rive proviene da vigneti che crescono su pendii più ripidi, e con uve, tutte raccolte a mano, provenienti tutte dallo stesso Comune. Ogni Riva, ne esistono 43, è caratterizzata dalle sue peculiarità specifiche: composizione del terreno, esposizione e microclima.
- Il DOCG superiore Cartizze un prosecco che proviene da una zona ancora più ristretta disciplinata nel 1969, tra le colline di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, nel comune di Valdobbiadene.
Ma quando è nato il Prosecco?
Curiosità: La produzione qui ha origini molto antiche e risale ai tempi degli antichi romani, come dimostra una stele funeraria che parla proprio delle celebrazioni in occasione della vendemmia.
Una tradizione continuata nel tempo, come si può intuire dall’affresco del Cristo della Domenica della Pieve di San Pietro di Felcetto, in cui il peccato di lavorare nel giorno del signore è rappresentato proprio da attrezzi agricoli che ricordano anche la viticultura.
Quanto al nome Prosecco, questo è documentato dal 1754 in un testo di Aureliano Acanti.
Il prosecco è stato davvero un grande protagonista del nostro weekend, non solo abbiamo visitato la storica cantina Astoria, fornitore ufficiale del Giro d’Italia, ma abbiamo anche partecipato a Rive Vive, un bellissimo trekking sulle colline tra i vigneti, con pausa ristoro a base di prodotti tipici e, ovviamente, prosecco.
L’evento, segnate in agenda, si ripeterà anche il prossimo anno e lo trovate nel ricco calendario di iniziative della Primavera del prosecco che va da marzo a maggio.
Primo piatto: Polenta bianca
Una caratteristica di questo territorio è la tradizione della polenta bianca, ricordo che
anche mia nonna me la faceva spesso, al punto che quando la prima volta ho visto la polenta gialla, sicuramente più comune qui a Roma, mi è parsa un’anomalia.
Il buon formaggio inizia dal buon latte
Nel nostro giro abbiamo visitato una delle stalle dei soci della Latteria di Soligo, un’azienda cooperativa che mette al primo posto il benessere degli animali e la tutela ambientale. Una scelta che le è valsa la certificazione QV, del latte a qualità verificata.
Per le mucche più spazio nelle stalle e un’alimentazione sana, integrata da una razione di semi di lino, fondamentali per arricchire naturalmente il latte di Omega3. Tutto ciò è raccontato al consumatore direttamente al banco frigo dei supermercati grazie ad un QRCode che consente direttamente di affacciarsi in una delle oltre 200 stalle della rete dei soci. Insomma, inquadrando il codice con il cellulare si scopre tutto della stalla che lo ha prodotto comprese le foto degli interni. A noi non è servito il QRCode, perché in una di queste stalle, quella della famiglia Gallon per la precisione, siamo entrati direttamente e lo abbiamo visto con i nostri occhi.
Dal campo al piatto: asparagi bianchi
La Marca Trevigiana è davvero originale, non solo la polenta è bianca, ma anche gli asparagi. La particolare colorazione è dovuta al fatto che vengono coltivati facendo attenzione a tenerli lontano dalla luce del sole. Il risultato è un prodotto dal sapore più dolce e delicato. Secondo la leggenda a portarlo da queste parti fu Sant’Antonio da Padova per rabbonire Ezzelino da Romano.
Leggende a parte, pare che la scoperta dell’asparago bianco sia dovuto ad una forte grandinata che distrutte le punte degli asparagi che fuoriuscivano dal terreno, di conseguenza di contadini furono costretti a mangiare la parte che si era salvata, cioè quella rimasta sottoterra che non aveva preso la colorazione verde violetta tipica dell’asparago.
Io li ho mangiato due volte, sotto forma di lasagna e di ridotto. Promossi a pieni voti.
E per finire un bel tiramisù