Muro di Berlino 25 anni dopo, mi perdo nei ricordi

East Side Gallery
Tra i murales che oggi si possono ammirare a East Side Gallery, il mio preferito, ma anche il più significativo, è sicuramente quello della piccola Trabant che con un balzo sfonda il muro di Berlino. 
Un murales semplice, ma veramente ricco di significato. Non tutti lo sanno ma la targa riporta la data storica della caduta del muro 9 novembre 1989. Sono passati 25 anni, non troppi eppure quel periodo sembra ormai lontanissimo. 

La presenza del muro è praticamente sparita dalla città e così anche molti berlinesi fanno fatica a ricordare la linea di demarcazione tra quelle che erano, forzatamente, due città separate.

9 novembre 1989

E così in quel semplice murales c’è tutto, c’è l’auto simbolo della Germania Est, la data storica per la Germania e non solo e il senso della ricerca della Libertà. 

Berlino Est me la ricordo molto bene… nell’agosto del 1988 infatti ero a Berlino e nulla lasciava presagire che dopo circa un anno tutto sarebbe cambiato. 

La differenza tra i due settori era enorme. Per me era la conclusione di un viaggio on the road a bordo di una piccola e modesta Renault 5 che confrontata con la Trabant sembrava davvero un auto di lusso. 

La Trabant che per i tedeschi dell’est rappresentava un sogno, che a volte ci voleva anni a veder realizzato… a noi sembrava nient’altro che un automobilina delle giostre.

La ricorrenza di oggi è molto importante anche perché di quel muro che per trent’anni quasi a diviso inesorabimente Berlino si è persa traccia e memoria. 
Il Muro passa da qui
Una linea tracciata in terra che spesso si calpesta senza neppure notarla, eppure quella linea non rappresenta solo un muro, ma un’epooca durante la quale era, da est a ovest, pressoché invalicabile. Un muro il cui tentativo di attraversamento è costato la vita a circa duecento persone. Eppure erano oltre 90 le strade tagliate in due dal Muro!

Pochi oggi i resti di quel Muro che testimoniano un antico e triste periodo della storia della Germania… Tanti i pezzettini, veri o forse falsi visto che è trascorso un quarto di secolo, venduti come souvenir.
Il frammento più grande, lungo circa un chilometro e mezzo, è proprio quello di East Side Gallery. Oggi è una galleria d’arte a cielo aperto, ricorda i tanti murales che durante il periodo di separazione della città venivano dipinti sul lato occidentale, ma in ogni caso non rende minimante l’idea di cosa significasse Berlino prima di quel fatidico 9 novembre 1989. Anche se ero molto giovane io me lo ricordo bene. 
Una città divisa, una popolazione divisa, una terra ferita. 

 

Con la costruzione del Muro fu girata la quadriga

 

Quello che noi chiamiamo muro di Berlino erano in realtà due muri, entrambi in territorio orientale, divisi fra loro da una desolata terra di nessuno.
C’era una volta il Muro
 Per rendersene conto bastava salire su una delle torrette posizionate vicino al muro a Berlino Ovest (ad Est era vietato anche solo avvicinarsi al Muro). Da  lì si poteva vedere oltre, ma lo sguardo cadeva solo su macerie, case mutilate, qualche soldato e qualche coniglio selvatico. 
Imprigionata del muro anche il simbolo stesso di Berlino La Porta di Brandeburgo.

Vi assicuro che qualche anno fa quando sono tornata a Berlino ed ho attraversato liberamente la porta di Brandeburgo ho avuto i brividi e non erano certo brividi di freddo.
Porta di Brandeburgo, gennaio 2010
La Berlino di oggi ci mostra la Berlino di ieri nel bellissimo museo della DDR, rende un po’ l’idea, ma aver camminato nelle strade di Berlino Est, essere entrata ne grandi negozi dagli scaffali praticamente semivuoti, aver provato a parlare con le persone, aver subito i controlli in entrata e in uscita… vi assicuro non è la stessa cosa.
 
Della caduta del Muro ho parlato già due volte in questo blog. Una prima nel 2006, e una seconda nel 2009 in occasione del ventennale.

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