Lungo la Francigena, direzione Radicofani |
Quante volte ho percorso la via Cassia osservando dal basso il profilo di Radicofani? Tante ed ogni volta mi dicevo: la prossima!
Ora finalmente non c’è stata una “prossima volta”. L’occasione è stato il blog tour organizzato da Terre di Siena lungo la via Francigena, e a Radicofani, che mi sembrava tanto in alto… sono arrivata a piedi percorrendo un tratto della storica via Francigena. Io ho fatto solo un modesto tratto, rispetto a quello che erano soliti percorrere i pellegrini della Francigena, ma mi sono comunque resa conto che salire fino a Radicofani doveva essere faticoso.
L’assessore Cecconi, con Luigina della Provincia di Siena e la nostra guida Valentina |
Perché arrivare fino a Radicofani? Per tanti buoni motivi, tra le “credenziali” che offre due hanno un peso non da poco. Radicofani, infatti, da anni è un paese bandiera arancione del Touring Club Italiano ed è uno dei cinque che, inseriti nella Val d’Orcia, sono inseriti nell’elenco dei Patrimoni Unesco.
Ad illustrarci le bellezze e la storia di Radicofani è stata una guida d’eccezione, l’assessore alla cultura Fausto Cecconi.
Un paese dalla storia molto antica, le prime notizie storiche risalgono al 1028. La storia di Radicofani però va ricercata molto più indietro nel tempo… circa un milione di anni fa, ovviamente mi riferisco ad un tempo geologico.
Sì, perché l’altura basaltica sul cui sorge il paese è in realtà un antico vulcano, molto più antico dell’Amiata, sulla cui sommità fu edificata la Fortezza di Radicofani. Per quanto riguarda gli insediamenti umani, alcuni ritrovamenti dell’età del bronzo hanno contribuito a ricostruirne la presenza già in epoca così remota.
Finalmente Radicofani! |
La via principale di Radicofani, che attraversa completamente il paese da una porta all’altra, è quella via Francigena di cui in queste ultime settimane vi ho parlato spesso e lungo la quale si aprivano non solo i principali edifici religiosi, ma anche i luoghi di accoglienza. Tra questi la “Posta Medicea”, conosciuta anche come “Osteria grossa”, fu fatta realizzare nel 1584 dal Granduca Ferdinando I dei Medici e mantenne la sua funzione di stazione di posta fino all’800. Tra queste mura hanno dormito nomi illustri, come
Tra Giacomo Casanova, Il marchese De Sade, Stendhal, François René de Chateaubriand, John Ruskin, Charles Dickens, due pontefici, Pio VI e PIO VII, l’imperatore Giuseppe II d’Austria e molti altri. L’elenco sarebbe veramente lungo.
Il tempo e la guerra ha in parte mutato, seppur di poco, l’aspetto del paese. Gli edifici più alti sono crollati per colpa di terremoti e bombardamenti, ultimo quello del 18 agosto 1944, quando, sotto le bombe, morirono 308 persone, tra loro anche soldati francesi e tedeschi.
La chiesa più grande di Radicofani è quella dedicata a San Pietro Apostolo, realizzata in stile romanico. La sua costruzione risale al periodo tra il X e l’XI secolo. Fu poi ampliata in lunghezza nel 1200 e in larghezza nel 1300 con l’aggiunta delle due navate. Al suo interno sono conservate alcune opere di Giovanni e Andrea Della Robbia. Si tratta di opere in terracotta invetriata che hanno conservato pressoché inalterati i colori di un tempo. Ad essere rovinata, non dal tempo, ma dalla guerra, solo la “Madonna Incoronata”
A Sant’Agata, patrona di Radicofani insieme a San Saturnino, è dedicata una chiesa dalla faccita gotico-francescana. Il cui altare è impreziosito da un’opera di Andrea della Robbia. Se volete assistere ai festeggiamenti dei patroni, la data da segnare in agenda è il 5 febbraio.
Per chi è alla ricerca di cose particolari, consiglio il Bosco di Isabella o giardino romantico, realizzato a partire dalla fine dell’800 da Odoardo Luchini e dedicato alla figlia Isabella. Si tratta di un giardino all’inglese che vuole puntare su un discorso di armonia con la natura, di diverso da altri il fatto che è arricchito da simboli esoterici, tra questi anche una Piramide in pietra a base triangolare a cui si aggiunge una serie di elementi naturali che, per la loro disposizione, assumono un forte valore simbolico ricollegabile alla massoneria.
C’è poi un personaggio che ha legato indissolubilmente il proprio nome a quello di Radicofani, è Ghino di Tacco un celebre bandito, anche se nobile di nascita.
Grazie alla sua giovane età riuscì a sfuggire all’esecuzione in Piazza del Campo. Fuggito da Siena si rifugiò qui a Radicofani, un luogo strategico, al confine tra La Repubblica di Siena e lo Stato Pontificio. Un luogo elevato e ben difendibile, che dominava la principale via di collegamento con Roma. Da qui Ghino continuò la sua attività di bandito, ma da gentiluomo al punto da essere definito il Robin Hood italiano. Non è che rubava ai ricchi per dare ai poveri, però ai malcapitati lasciava sempre qualcosa in tasca. E probabilmente è anche per questo Dante gli concede un posto nel Purgatorio.
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L’aretin è il giurista Benincasa da Laterina che morì ucciso da Ghino di Tacco.
Ghino di Tacco piglia l’abate di Clignì e medicalo del male dello stomaco e poi il lascia quale, tornato in corte di Roma, lui riconcilia con Bonifazio papa e fallo friere dello Spedale.
Sapete come fece a curagli il mal di stomaco? Con una dieta davvero singolare a base di pane, fave secche e Vernaccia di San Gimignano. All’abate non sembrava vero di essere guarito e diede a lui tutto il merito, al punto da intercedere con papa Bonifacio VIII. Il pontefice non solo lo perdonò per i suoi delitti, ma lo nominò anche Cavaliere di S.Giovanni e Friere dell’ospedale di Santo Spirito.