San Ginesio, città dalle cento chiese

 

La Collegiata

Piccola grande San Ginesio! Oggi conta appena tremila abitanti, ma le possenti mura che la cingono ci parlano della storia di un importante centro medioevale, le fonti parlano di 27mila abitanti, un numero sicuramente esagerato, ma quello che è certo è che possedeva un arsenale tra i più forniti delle Marche e che le sue mura servivano per difenderla dai potenti nemici dell’epoca, primo fra tutti il castello di Fermo. Delle otto porte originarie, oggi ne restano solo quattro: Porta Ascarana, Porta Picena, Porta Offuna, Porta Alvaneto.

Un giro per San Ginesio (MC) non può che iniziare dal piazza Alberico Gentili, dove si affaccia “la Collegiata” con tutti i misteri di cui vi ho già parlato.
La grande piazza è dedicata al più illustre cittadino del paese, che fu costretto a lasciare, pagando con l’esilio la sua simpatia per la riforma protestante. Subì un processo come Giordano Bruno che, forse non tutti sanno, incontrò a Londra, la città che lo ha accolto fino alla morte (1608) e ancora oggi ne conserva le spoglie.

Piazza Alberico Gentili

 L’illustre giurista è però tornato a casa nel 1908, quando in occasione del terzo centenario della sua morte, è stata scoperta la statua che campeggia al centro della piazza. 
Da qui, con un giro d’orizzonte, ecco i gioielli di questa piazza: La Collegiata e il Teatro Giacomo Leopardi, un vero gioiello del ‘800, caratterizzato da un’acustica perfetta, che occupa il piano superiore di quello che un tempo fu il Palazzo Comunale. 

Il bellissimo teatro G. Leopardi

 La passata grandezza di San Ginesio si intuisce anche dal numero di edifici di culto che ospita, non a caso era chiamata la città delle cento chiese.

Affreschi di scuola giottesca

Tra queste la chiesa di San Francesco, in stile romanico-gotico, risale al 1050 e fu intitolata al poverello di Assisi nel 1228, ad appena due anni dalla morte. La vita del Santo è raccontata all’interno da splendidi affreschi di scuola riminese/giottesca. Purtroppo di quella che era la decorazione originaria rimane solo un piccolo esempio di ciò che è scomparso sotto l’intonaco. Di fronte sorge il convento francescano, sulle cui mura c’è un esempio della cosiddetta “porta del morto”, destinata a far uscire il defunto e poi essere murata di nuovo. 

Proseguendo lungo via Capocastello si raggiunge l’ampia spianata del Colle Ascarano. Oggi ospita un parco pubblico, ma anticamente era la sede delle Fortezza Ascaro, rasa al suolo intorno alla metà del XIV secolo, quando i figli di Ascaro si complottarono per riportare San Ginesio sotto Camerino. Non solo la fortezza fu distrutta, ma fu lanciata una maledizione che da allora ha impedito a chiunque di edificare in questo luogo. Un divieto all’epoca sancito anche da una legge che istituiva anche la “Ritirata Ascarana” un coprifuoco che andava da due ore dopo il tramonto al suono dell’Ave Maria. Ovviamente la cosa non piacque e la tradizione vuole che i ginesini, fino al secolo scorso, usassero imprecare contro Ascaro e i suoi discendenti.

 

I Monti Sibillini

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