
Per chi non ne ricorda bene di nome è semplicemente il villaggio bianco e blu. Già perché questi sono i colori dominanti: il bianco delle mura delle abitazioni e il blu di porte e finestre che pare quasi volersi confondere con i colori del mare e del cielo.
E ancora i colori dei quadri delle sue varie gallerie d’arte. Già perché questo è da sempre anche un paese fonte di ispirazione per tanti artisti, tunisini e stranieri, uno fra tutti Paul Klee. E fu proprio un artista, il pittore orientalista francese Rhodolfe d’Erlanger, che nei primi anni venti del secolo scorso ebbe l’idea di caratterizzare con i colori bianco e blu l’antico villaggio corsaro. Il suo palazzo, oggi sede del Museo della Musica Mediterranea, è aperto alle visite.
Per chi trascorre qui l’intera giornata certo non c’è il problema di cosa mettere nello stomaco. A Sidi Bou Said troverete tanti ristoranti dove poter assaporare il meglio della cucina tunisina, primo fra tutti il cous cous.
E così come accaduto allora, anche questa volta mi sono lasciata catturare dal villaggio e dalle sue stradine immortalandone i particolari con la mia Canon. Protagonisti assoluti dei miei scatti porte e portoni: piccoli e grandi, semplici e decorati, con cornice o senza, quasi tutti blu ma non solo, già perché, incredibile ma vero, ce ne sono alcuni che non sono blu.
Lasciando Sidi Bou Said mi è rimasta la curiosità, e soprattutto la voglia, di trascorrere qui una notte per vedere come il villaggio, svuotato pian piano dai turisti mordi e fuggi, può finalmente offrire il meglio di sé con le stradine piene solo di silenzio.
Come arrivare:
La prima volta sono venuta partecipando ad una escursione organizzata dall’hotel nel quale ero ospite che mi ha portato in giornata anche a Tunisi e Cartagine.
Per arrivare con i mezzi pubblici invece c’è il TGM Tunisi- La Marsa, la metro leggera di Tunisi detta anche “il treno blu” con corse ogni 20 minuti.