Siena, altra figlia della via Francigena

Siena Francigena

Via di Camollia segue il percorso urbano della Francigena

Ieri ho iniziato a parlarvi di Siena ricordando che anche lei è figlia della strada. Un termine che, come per San Gimignano, vuole sottolineare la grande importanza che ha avuto per il suo sviluppo. 

Visita guidata di Siena

Visita guidata di Siena, incluso il Duomo

Siena è lontana dal fiume e deve tutto alla strada, alla via Francigena, un percorso che come sapete univa diversi Paesi europei e che portava a Siena un gran flusso di persone.
Pensate che nel 1300, ai tempi del Governo dei Nove, era una delle città più popolate dell’interno continente europeo: prima dell’epidemia di peste contava circa 50mila abitanti e oggi il loro numero è più o meno lo stesso. Non vi devo certo dire io la differenza tra l’avere 50mila abitanti nel 1300 rispetto al 2000!

 

A Siena la Francigena accoglieva i pellegrini che arrivavano da Nord attraverso  porta  Camollia con il saluto di benvenuto “Cor magis tibi Sena pandit” ovvero “Siena ti apre il cuore più delle sue porte”. Quello di Siena era un cuore davvero grande, il pellegrino qui andava sul sicuro.

Per darvi un’idea dell’accoglienza a quei tempo posso dirvi che gli ostelli nel tratto Castiglion Fiorentino – San Quirico d’Orcia erano 48, di questi 13 si trovano a Siena, di cui dieci lungo la via Francigena, che nel tratto urbano era pavimentata.  Particolare scontato oggi, ma non certo nel Medioevo.

Siena

L’iscrizione che riporta i versi della Divina Commedia

Tra gli ostelli vari ostelli ce n’era uno con una storia particolare, anche perché realizzato da un nobildonna, Sapia Salvani, che Dante mise nel suo Purgatorio  tra gli invidiosi.

Sapia nutriva questo sentimento nei confronti dei suoi concittadini, al punto che durante la battaglia di Montaperti pregò per la sconfitta dei senesi e del nipote, l’eroe ghibellino Provenzano Salvani che da quella battaglia non tornò vivo. Alla fine però se ne pentì. Dopo la morte del marito, fondò un ospizio per i pellegrini, proprio sulla via Francigena, che in seguito fu ceduto alla Repubblica di Siena .

Il pellegrino lungo il suo cammino trovava sostentamento per il corpo non solo n egli ostelli, ma anche nelle numerose taverne che servivano anche cibi cotti, e per lo spirito. Anche lungo il percorso si aprivano diversi edifici religiosi, uno dei primi che si incontra è la chiesa di San Pietro Magione, risalente al X secolo, con il tipico campanile a vela che si trova sulle vie di pellegrinaggio.

Questa in origine era una chiesa templare, come fa capire anche l’appellativo di “magione”. I segni di questa sua storia si trovano sulle pareti esterne, dove sono scolpite della croci templari.  Quando l’ordine fu  sciolto passò ai Cavalieri di Malta. Siamo nel territorio dell’Istrice e questa è la chiesa di contrada, non c’è quindi da stupirsi che questa abbia acquisito il nome di “Contrada sovrana dell’Istrice”.

All’esterno della chiesa, sul lato che dà su via Malta (e il nome non è certo casuale) troverete una fontanina con l’emblema della contrada e il motto “Sol per difesa io pungo”. Si tratta di un’opera moderna, risalente al 1962, ma molto importante per la vita della contrada in quanto è qui che avviene il rito del battesimo contradaiolo: una cerimonia civile che ribadisce l’appartenenza alla contrada.

Dopo la battaglia di Camollia fu realizzata una cappella contigua alla chiesa dedicata in un primo momento alla Presentazione al tempio della Vergine e successivamente a San Donnino, che proteggeva dai morsi dei cani e dei serpenti, pericoli ai quali erano particolarmente soggetti i pellegrini. E a proteggere i viandanti dalle insidie del viaggio anche le immagini dei vari santi sistemate lungo la strada.

Siena Francigena

Foto e appunti per i blogger alla scoperta della #Francigenainterredisiena

Il cammino della Francigena a Siena attraversa la città, toccando o lambendo alcuni dei punti più significativi: piazza del Campo, il Duomo, Santa Maria della Scala e la Loggia della Mercanzia, un punto nevralgico e significativo. Siamo nella cosiddetta Croce del Travaglio, dove convergevano le tre direttrici di Siena e, al tempo stessi, i tre aspetti della città: quello finanziario, religioso e civile.

Siena Montepaschi

Palazzo Salimbeni sede del MPS

Interessante notare che le immagini scolpite nella loggia dei quattro santi patroni hanno lo sguardo rivolto verso nord, verso cioè il pericolo rappresentato dalla nemica storica Firenze. Essere figlia della strada ha portato molti benefici economici a Siena, tra questi la nascita del Monte dei Paschi, la cui origine risale al 1472. Da allora ha proseguito nei secoli ininterrottamente la sua attività ed è per questo che è considerata la più antica banca al mondo ancora operante. Curiosa l’origine del nome che è legato allo “Statuto dei Paschi” che regolamentava l’agricoltura e la pastorizia in Maremma. Era una banca pubblica, nata per sostenere i bisognosi, con il tempo però divenne un vero e proprio istituto bancario.

Se venite a Siena con lo spirito della Francigena, non perdere una visita alla Cripta del Duomo. E’ da qui che l’antico pellegrino accedeva alla cattedrale. Oggi rappresenta un vero e proprio gioiello di arte medievale senese, ma rappresenta anche un grandioso ritrovamento, La cripta, infatti, ha una storia di oblio e abbandono secolari.

Caduta in disuso intorno al XV secolo, quando al suo interno venivano effettuati riti poco ortodossi, fu in seguito riempita di terra e così rimase fino alla sua recente riscoperta, avvenuta nel 1999. Un accurato lavoro di scavo e di restauro l’ha restituita la pubblico che scendendo le scale si trova di fronte ad una serie di affreschi risalenti al XIII secolo: parete e architetture sono dipinte con storie bibliche e dei Vangeli apocrifi ai quali lavorarono importanti artisti dell’epoca appartenenti alla cerchia di Cimabue. L’aspetto straordinario è che conserva colori brillanti e quasi inalterati. .

Siena

Loggia dei Mercanti

La strada del pellegrino verso Roma prosegue, passo dopo passo. Superata porta Romana la direzione è quella della Val d’Orcia.

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