La solfatara di Pomezia è una di quelle bellezze poco note del Lazio da scoprire alle porte di Roma. Uno di quei luoghi che meritano pienamente di essere contrassegnati dall’hashtag #surprisinglazio.

Natura, storia, mitologia e geologia
La solfatara di Pomezia si trova all’interno della Riserva Naturale di Decima Malafede, poco più di 6000 ettari che si estendono tra il territorio del comune di Roma e quello di Pomezia. Era tanto che ne sentivo parlare e avevo voglia di fare un’escursione di mezza giornata. Quello che mi ha rivelato è stato un luogo molto più bello e suggestivo di quanto mi aspettassi, con panorami davvero sorprendenti.

La presenza di questa solfatara è legata all’attività del vulcanico laziale, dei Colli Albani, un vulcano che per noi è un qualcosa che appartiene al passato, dimenticando che è tutt’ora classificato come attivo. Insomma è un po’ come un gigante addormentato, forse in futuro si risveglierà. Intanto nel suo sonno millenario manifesta la sua presenza con quelle che sono definite attività secondarie.
La solfatara di Pomezia non è l’unica del Lazio, ce ne sono altre tre: la Caldara di Manziana, la solfatara di Monterano e la solfatara di Tor Caldara. Le prime due legate all’attività secondaria del vulcano Sabatino e la terza, che dista una trentina di chilometri dalla solfatara di Pomezia, è anch’essa collegata al Vulcano Laziale.

Una cosa che hanno in comune le quattro solfatare è il loro aspetto lunare e un po’ infernale. Qualcosa di simile lo avevo visto anche a Hveravellir in Islanda, ma in quel caso l’era molto presente l’aspetto delle fumarole, come a Pozzuoli, che qui invece non sono presenti. Ma questo non toglie certo fascino ad un’escursione alla solfatara di Pomezia.

Un facile trekking ricco di sorprese
Si tratta di una passeggiata molto semplice, da fare a piedi o in bicicletta, il dislivello qui è praticamente inesistente ma è bene comunque indossare scarponcini da trekking perché alcuni tratti possono essere eccessivamente fangosi e poi fare attenzione alle moto, sì perché qui vengono anche (ahimè) a fare motocross.

Ecco, come vedete anche dall’immagine sopra, è consigliato venire alla Solfatara di Pomezia anche provvisti di un cambio scarpe, ma anche pantaloni.
Una passeggiata nella zona della solfatara riserva non poche sorprese, prima tra tutte la presenza di alcuni laghi da una colorazione molto particolare. Ma di questo vi parlo dopo.
Come raggiungere la solfatara di Pomezia
Raggiunge la solfatara non è difficile. Dal Grande Raccordo Anulare dovete prendere la via Ardeatina direzione Pomezia, per poi proseguire su via Via dei Castelli Romani fino a raggiungere Via della Solfarata. Una stradina dove si può lasciare la macchina per poi proseguire a piedi. Il sentiero non è segnato, ma basta lasciarci guidare dall’intuito (e dal naso).
Seguite le tracce lasciate da chi è passato prima di voi e soprattutto dall’odore dello zolfo.

Perché visitare la solfatara di Pomezia
Il sito della solfatara di Pomezia occupa quella che, fino agli inizi dell’800, era una cava di zolfo. Stupisce che la solfatara di Pomezia sia così poco nota eppure il suo fascino era noto fin dall’antichità. Pensate che ne parla anche Virgilio nell’Eneide. La storia di questo sito, infatti, si perde nella notte dei tempi.
Questa è quella che Virgilio nell’Eneide chiama Albunea. Non so se avete presente, nel VII libro del suo poema racconta di quando il re Latino avrebbe dovuto dare in sposare la figlia Lavinia a Turno, re dei Rutuli. Da buon padre aveva a cuore la felicità della figlia e allora chiede il parere dell’oracolo di Fauno. Il responso fu completamente diverso da quello che si aspettava,

«Ma il re turbato dai prodigi si rivolge all’oracolo di Fauno,
il padre profetico, e consulta i divini boschi sotto l’alta Albunea,
massima tra le selve, che risuona dal sacro fonte ed esala violenti vapori mefitici.»
(Publio Virgilio Marone, Eneide VII 81- 84)
Insomma il fauno gli preannuncia l’arrivo di uno straniero, che poi sarebbe Enea, al quale Latino avrebbe dato in sposa la figlia. Non un matrimonio come tanti, ma quello che avrebbe dato origine alla Gens Iulia (Giulia) di cui poi faranno parte Cesare ed i primi imperatori romani, da Augusto a Nerone.
Ancora oggi una grotta, presente nell’area della solfatara di Pomezia è identificata con quello che per la mitologia era l’antro del fauno.
Per i latini questo era anche il regno delle tre fate: Lar Aineas, Parca Maurtia Neuna e Neuna Fata, una presenza mitologica, ma confermata dal ritrovamento di un santuario nel quale sono stati trovati dei cippi a loro dedicati
I laghi colorati della solfatara di Pomezia

L’escursione alla solfatara di Pomezia è anche l’incontro con i suoi laghetti. Anche se oggi incontriamo laghi distinti e con caratteristiche diverse, un tempo questo era un unico grande lago.
Ad attrarre maggiormente l’attenzione sono due laghetti in particolare, che da soli meritano una vista a questo sito. Sono il lago rosso, detto anche lago degli innamorati, e il lago bianco.
Il lago rosso…

Il lago rosso deve la sua colorazione alla presenza di alghe e sostanze presenti nell’acqua, c’è però da dire che la colorazione non è sempre molto intensa, il colore dell’acqua cambia con le stagioni, quindi è possibile che il fenomeno sia più o meno evidente di volta in volta.

Pare che fino a qualche anno fa la colorazione rossa dell’acqua fosse molto più marcata, ma non importa.
Accontentiamoci di quello che vediamo oggi, ho letto (quindi riporto solo l’informazione che non sono riuscita a verificare) che la presenze di alghe era maggiore prima perché favorite da un inquinamento più forte.
Quindi non aspettatevi di trovare un lago completamente rosso, il fenomeno a volte è appena percettibile. La cosa migliore è scendere fino alla riva per osservare il fenomeno più da vicino.
E il lago bianco
Non vi deluderà invece il lago bianco. Una grande distesa color latte. per godere al massimo dell’effetto scenografico del Lago Bianco il consiglio è quello di vederlo prima dall’alto.

Il lago Bianco vi sembrerà quasi quasi una distesa di ghiaccio o di sale. Una vista che potrete ammirare salendo sulle vicine collinette, niente di faticoso, solo un piccola e semplice salita.

Scendendo arrivare poi vicino alla riva. Scoprirete nell’acqua diversi piccoli soffioni sulfurei che fanno ribollire l’acqua.
Non fatevi ingannare dalle apparenze, anche se vedete l’acqua del lago ribollire sappiate che non si tratta di acqua calda. Al contrario, l’acqua è fredda e a farla ribollire ci pensano gli acidi le sostanze che arrivano dalla Profondità della terra.

Torniamo un attimo a Virgilio e al nome mitico di Albunea, questo deriverebbe proprio dal colore bianco alba di questo lago
Dopo questo doppio spettacolo della natura, il semplice e normale laghetto azzurro verde vi sembrerà quasi banale
Fauna e flora della solfatara
Anche se si viene alla solfatara soprattutto per ammirare i suoi laghi, non dimentichiamoci che ci troviamo una riserva naturale dov’è anche flora e fauna hanno la loro importanza.
Tra gli uccelli che nidificano in quest’area ci sono anche il notturno barbagianni e il gruccione, che ama nidificare nei banchi di sabbia.

Lo lo stesso uccello che troviamo a Tor Caldara dove è addirittura il simbolo dell’area protetta. Di quella che era la selva raccontata da Virgilio non resta molto, giusto qualche lembo di bosco. Troviamo la quercia da sughero la roverella, rovi, felci e molte piante di ginestra dei carbonai

Cineturismo
Per concludere una curiosità: la solfatara di Pomezia è stata anche il set dell’ultimo 007 No time to die, il venticinquesimo della serie, che uscirà a fine settembre con Daniel Craig che torna a dare il volto a James Bond.
Sempre qui sono state girata anche alcune scene della serie TV Romulus.
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