Nel 1979, per prevenire la sovrappopolazione, in Cina entrò in vigore la cosiddetta legge del “figlio unico” che impone alle coppie di mettere al mondo un solo figlio. Una legge che ha fatto aumentare la pratica dell’aborto selettivo in base al sesso.

La nascita di una bambina infatti non sempre è gradita, la preferenza per i cinesi, ma anche per gli indiani, va ai figli maschi e così, grazie anche alla possibilità di conoscere in anticipo il sesso del nascituro, il risultato è stato quello di far aumentare gli aborti ai danni di feti femminili.

I numeri parlano chiaro: facendo un confronto tra i nuovi nati in Cina, scopriamo che ogni 100 femmine nel 1982 si registravano 109 maschi, nel 1990 erano 111, nel 2000 erano 117 e nel 2004, ben 121.
Ma non è tutto. Alle bambine vengono riservate meno cure, il che si traduce in una maggiore mortalità.
Gli esperti hanno calcolato che in Cina e in India sarebbero circa 80 milioni le donne in meno, vittime di culture che prediligono i figli maschi. Una tendenza destinata, purtroppo, a crescere ed a portare conseguenze non trascurabili.
“Nei prossimi 20 anni – affermano gli esperti inglesi e cinesi – in alcune parti della Cina e dell’India ci sarà un eccesso di giovani maschi del 15-20 per cento. Questi uomini resteranno single e non potranno crearsi una famiglia in società in cui il matrimonio è considerato qualcosa da cui dipendono in larga parte lo stato e l’accettazione sociale.” Altra conseguenza è un aumento della popolazione anziana. E’ stato calcolato che in Cina, entro il 2050, gli anziani saranno il 30 per cento del totale della popolazione, con ripercussioni sullo sviluppo economico del paese.
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