Ma la Tunisia è pericolosa? Questa è la domanda che mi hanno fatto in molti quando hanno saputo che ero in partenza per un mega tour promosso dall’Ente per il Turismo Tunisia proprio per dare una risposta a tutti quegli italiani che da un anno si fanno questa stessa domanda.
Dagli attentati del 2015 al Museo del Bardo e all’hotel El Muradi di Sousse molti turisti, ma soprattutto italiani, hanno iniziato a disertare la Tunisia ritenendola una meta pericolosa.
Il calo delle presenze ha interessato il turismo in maniera generalizzata, ma la fetta più consistente riguarda proprio gli italiani.
Durante il nostro tour abbiamo avuto occasione di parlare con il governatore della regione di Nabeul/Hammamet, Rouihem Samir, il quale ci ha parlato di un crollo generale del 50% subito dopo l’attentato di Sousse, ora contenuto intorno al 25%, ma non per gli italiani il cui calo, ancora oggi, si aggira intorno al 38% per l’intera Tunisia, un po’ meno per Hammamet ritenuta una meta meno pericolosa, anzi più sicura.
Sono soprattutto i russi quelli che stanno tornando in Tunisia, gli italiani invece sono ancora molto restii. Eppure siamo molto vicino alla Tunisia, sia geograficamente che culturalmente. Basti pensare ai tanti segni che i Romani hanno lasciato sul territorio, due per tutti: Cartagine e l’anfiteatro di El Jem. Eppure, mai come in questi ultimi mesi la Tunisia ci appare lontana. Quei 140 km di mare che separano Capo Bon dalla Sicilia sembrano moltiplicarsi e i due Paesi si fanno lontani.
Mi ricordo la prima volta che sono stata in Tunisia, sentivo parlare più italiano che arabo o francese. Che fine hanno fatto tutti quegli italiani che per le loro vacanze sceglievano le località balneari tunisine?
Hanno paura e vanno altrove. Una paura comprensibile, ma in gran parte infondata. Ecco, il lavoro più grande da fare per riportare i turisti, gli italiani in particolare, in Tunisia è quello di sradicare questo senso di paura. Il modo migliore è mostrare la situazione com’è realmente, ecco perché l’Ente del Turismo Tunisino, Tunisair e il Ministero del Turismo della Tunisia hanno organizzato un mega tour al quale hanno invitato blogger, giornalisti e agenti di viaggio.
“Vi abbiamo portato in Tunisia a vivere in mezzo ai tunisini e alle loro famiglie- ha detto Habdellatif Hamam, direttore generale dell’Ontt, office national du Tourisme tunisien, nel corso della conferenza stampa conclusiva – per farvi toccare con mano la situazione. L’idea di questo viaggio non è vendere, ma farvi vedere come si vive tra la gente di questo Paese, quello che vi chiediamo è solo di raccontare quello che avete visto”.
Il nostro viaggio è stato breve, dal 14 al 17 aprile, ma dal programma intenso. Da Tunisi ad Hammamet, e poi ancora Tunisi e Sidi Bou Said e quello che abbiamo visto è stato molto rassicurante.
Nessuno vuole negare quello ciò che è accaduto lo scorso anno, anzi la memoria qui è forte. Prima di entrare al Museo del Bardo ad accogliere il visitatore c’è un mosaico pavimentale con i nomi e i ritratti delle vittime, si ricorda anche il cane poliziotto morto quel giorno. Una volta dentro l’emozione si fa più forte quando ci si trova davanti ai segni, ancora visibili, dei proiettili di quel tragico 18 marzo 2015. Vetrine infrante e muri feriti.
La Tunisia, che fa parte della coalizione internazionale contro l’Isis, non si è lasciata sopraffare dagli attentati. Ha reagito e è rialzata. Tra le priorità ha messo un rafforzamento del sistema di sicurezza che è stato messo al primo posto anche grazie alla collaborazione di alcuni Paesi europei, Italia compresa, Stati Uniti e Nato. Gli uomini sono stati addestrati ed è stato allestito anche un sofisticato sistema di telecamere per garantire una sorveglianza elettronica molto avanzata. Rafforzati anche le misure di sicurezza nel delicatissimo punto di confine con la Libia.
Per questo Habdellatif Hamam, ha potuto assicurarci che oggi tutte le strutture turistiche, spiagge comprese, sono messe in sicurezza. Tutte misure importanti per arginare il terrorismo in un Paese dove sono gli stessi cittadini a prendere le distanze da un fenomeno che non gli appartiene perché “qui non c’è posto per i terroristi”
La Tunisia si aspetta molto dall’Italia, un Paese definito amico e con tanti valori comuni ed entrambi proiettati verso il futuro.
Per riportare i turisti in Tunisia ci si è mossi su due fronti, per Paesi come Gran Bretagna, Olanda e Belgio, dove i viaggi verso il Paese nord africano sono ufficialmente sconsigliati, ci si sta muovendo attraverso canali diplomatici per ridurre, almeno in parte, questo stato d’allarme, mentre per altri come Germania, Portogallo, Svizzera, Ungheria, Italia, la strategia è quella di mostrare il vero volto della Tunisia di oggi, invitando le persone a venire a vedere con i propri occhi come stanno veramente le cose e al tempo stesso si punta a migliorare l’offerta turistica, dall’ospitalità alberghiera al settore aereo.
Altro progetto interessante è quello di far ripartire il collegamento navale tra Italia e Tunisia con con il traghetto Trapani/Kelibia. Il collegamento in realtà esiste, ma è gestito da privati, l’obiettivo, a breve termine, del governo tunisino è quello di renderlo pubblico.
Una situazione positiva non solo per il nord del Paese, ma anche per il sud, come dimostra il volo Parigi/Tozeur che la Tunisair ha di nuovo rimesso in vendita.
I turisti stanno pian piano tornando ed allora Tunisair ha puntato sul rafforzare l’offerta, non solo incrementando i voli di linea, che oggi contando 37 collegamenti settimanali tra Italia e Tunisi con voli da Palermo, Napoli, Milano, Bologna, Roma, Milano e Venezia, ma di organizzare anche, a partire dal 13 giugno, dei charter su Monastire e Djerba, da Bologna e Milano, che fino ai primi di settembre porteranno sempre più turisti verso le spiagge della Tunisia. Già perché la stagione balneare qui è davvero lunga, inizia a maggio e finisce ad ottobre, anche se a dire il vero noi in questi giorni di metà aprile abbiamo trovato massime già di 28-30 gradi.
Tutti segnali che fanno ben sperare per la Tunisia, ma c’è ancora molto da fare per arrivare al consumatore finale che vorrebbe tornare, ma è frenato dalla paura, il timore di una destinazione pericolosa che può essere cancellato anche attraverso una giusta campagna di comunicazione video che passerà anche tramite social network per riportare i turisti sulle spiagge tunisine e non solo. Si punta molto anche su tutta un’altra serie di offerte che vanno dal golf al wellness, dal turismo culturale a quello sanitario, pare che le cure estetiche e dentali in Tunisia vadano alla grande e poi il turismo green e le vacanze attive.
La Tunisia ha bisogno del turismo e del peso che ha sempre avuto nel bilancio economico, perché sono tanti i settori che si reggono su questo. Tutto quello che serve è cancellare la paura e la sensazione che la Tunisia sia pericolosa, perché altrimenti vince il terrorismo e dilaga.