Per il nostro primo vero giorno in Marocco appuntamento alle 7,30. So che è prestino, ma volevo avere un saggio della puntualità del gruppo. Volevo anche essere sicura che per le 8 fossero tutti nella hall perché mi serviano i soldi per saldare il noleggio del pulmino che avevamo affittato per la nostra settimana marocchina. E qui sorge il primo problema della giornata.
Avevo prenotato un pulmino da 14 posti, ma appena abbiamo iniziato a caricare i bagagli mi sono accorta che aveva due posti in meno. Ho provato a farmelo cambiare, ma mi hanno detto che non c’erano altri pulmini disponibili, ma che questo per noi andava bene perché eravano in 12. Per non perdere tempo prezioso accettiamo il cambio svantaggioso. Viaggiare in 12 in un pulmino da 12 significa anche stare più stretti.
Sistemati i bagagli a bordo e pagato l’albergo partiamo. Per prima cosa decidiamo di visitare la moschea di Casablanca. Durante la sosta l’autista mi ha chiesto di dargli la copia dell’itinerario per mostrarla all’autista di un altro pulmino. Solo dopo capiremo il perché di quel consulto.
La moschea di Hassan II è una mosche moderna. Inaugurata nel 1993 è la moschea più grande del Marocco e una delle maggiori al mondo. Vi dico solo che è in grado di ospitare qualcosa come 80.000 fedeli. Per completarla sono stati necessari 7 anni e una spesa di 500 milioni di dollari, nonché 20.000 operai e 10.000 artigiani. Si sa che le moschee sono costruitte per consentire al fedele di pregare rivolti verso la Mecca. Qui davvero non si può sbagliare perché la direzione giusta è indicata da un raggio laser che parte dal minareto. Raggio visibile la notte.
Dopo la visita alla moschea ci mettiamo finalmente in viaggio con direzione Meknes. Eravamo quasi arrivati, quando il pulmino ha inziato a fare strani rumori. Io, che ero seduta avanti, ho chiesto all’autista se c’era qualcosa che non andasse, ma lui con un sorrisetto forzato mi ha risposto “No problem”.
C’era da fidarsi? Naturalmente no. Il pulminio ha camminato ancora un po’ e alla fine si è fermato.
L’autista sembrava non sapere dove mettere le mani. Eravamo fermi da almeno mezz’ora e lui si era limitato solo a fare qualche telefonata. Ma vuoi aprire il cofano e dare un’occhiata! Visto che la situazione non sembrava andare verso nessuna evoluzione, ho chiamato il corrispondente per spiegargli quello che stava accadendo. Voleva da me maggiori informazioni, ma io non ero in grado di dargliele, così mi ha chiesto il nome dell’autista e mi ha detto che lo avrebbe chiamato direttamente, ma non so se poi lo abbia fatto. Quello che è certo è che a tirarci fuori da quella situazione è stato un autista di passaggio, che si è fermato ed ha scoperto e riparato il guasto. Il nostro autista per la gioia lo ha baciato più volte.
Prima il pulmino troppo piccolo, poi il guasto. Tra un inconveniente e l’altro avevamo perso tutta la mattinata. Quello che non sapevamo era che il peggio doveva ancora arrivare.