Viaggio in Marocco: la kasbah di Ait Benhaddou

kasbah
Lasciate le gole del Dades ci siamo diretti verso la kasbah di Ait Benhaddou.
Io ero un po’ scettica.
Anche se la guida parlava di una kasbah fantastica, pensavo che avevamo visto più di una kasbah e che tutto sommato, una valesse l’altra.
Niente di più sbagliato.
La kasbah di Ait Benhaddou, con le sue case di argilla rossa, è veramente fuori dal comune e vale una visita. 

E’ più famosa e meglio conservata di tutto il Marocco ed è uno dei siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco (1987).

Il posto è davvero spettacolare, sembra di essere finiti improvvisamente in una presepe tra case color del fango. A rendere tutto più suggestivo è la posizione stessa di Ait Benhaddou, adagiata su una collina che domina la vallata. 

Ait Benhaddou hill

Sarà pure un posto molto turistico (ma questo termine non deve per forza essere negativo), ma è sicuramente quello che ha maggiormente preservato la sua autentiticità architettonica.

Come arrivare a Ait Benhaddou

Quindi, se siete in viaggio tra Marrakesh e Ouarzazate (da cui dista una trentina di chilometri), nessun dubbio sul fare o no la deviazione che si apre dalla statale 9 a Tazetout che vi porterà a Ait Benhaddou.
Ad ampliare la visione possiamo però dire che questa città fortificata sorgeva sulla strada che percorrevano le carovane provenienti dal Sudan.

Ait Benhaddou

Alcuni film importanti girati ad Ait Benhaddou 

Gli abitanti sembrano invece molto più orgogliosi del fatto che qui siano stati girati diversi film e sono in molti coloro che mostrano le foto del set del Gladiatore. Qui sono stati girati anche Tè nel Deserto (1990), Gesù di Zeffirelli, Il Gioiello del Nilo, Asterix e Lawrence d’Arabia (1962), Alexander (2004), La mummia (1999), Kundum (1997), L’Ultima tentazione di Cristo (1998)

Spesso sono stati proprio i soldi delle grandi produzioni cinematografiche a contribuire alla sua salvaguardia. In occasione del Gesù di Zeffirelli, ad esempio, fu interamente ricostruita gran parte del villaggio.

Prima di arrivare alla kasbah è necessario superare un corso d’acqua, chiamarlo fiume è un po’ troppo, ma a volte superarlo può non essere così facile. Per chi non osa nemmeno tentare, ci sono pronti i ragazzini con gli asini, che per qualche dirham sono pronti a portarvi dall’altra parte.
La popolazione sta man mano diminuendo e gli abitanti cercano di guadagnare come possono dal turismo, offrono di visitare a pagamento le proprie case e chiedono un contributo per accedere alla kasbah.
negozio

La cosa più bella da fare qui è perdersi tra le stradine di Ait Benhaddou ed esplorarne ogni angolo. Per essere precisi, quella di Ait Benhaddou più che una kasbah è una ksar, vale a dire un insieme di kasbah e altri edifici collocati all’interno di uno spazio fortificato. Camminando occorre tenere lo sguardo bel attento per cogliere le tante decorazioni su porte, finestre e mura. Le stradine strette e tortuose portano da casa all’altra passando per stalle, un granaio fortificato (agadir), silos, una moschea e piccoli negozi. 

collina Ait Benhaddou

 

Un po’ di shopping

Un po’ tutti uguali i negozietti che vendono più che altro bigiotteria e acquerelli della kasbah, ma cercando bene si può trovare anche qualcosa di più originale

quadro
Salire fino al punto più alto di Ait Benhaddou, costerà forse un po’ di fiato, ma alla fine il panorama che si apre ai nostri occhi ripaga di ogni fatica. La vista spazia sulle abitazioni della kasbah, il palmeto e il deserto di roccia.
panorama

 

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