Siamo arrivati a Damasco con il buio. Prima di andare in abergo siamo saliti sulla montagna che domina la città per ammirare il panorama di luci che si vede da quassù. Un vero spettacolo
Poi a nanna, finalmente si dorme un po’^
Dopo il primo approccio notturno con la città e una bella dormita, siamo usciti dall’albergo alle 9 per iniziare la nostra visita. Non accade spesso, ma forse anche per questo la cosa rende tutti decisamente felici.
Al museo
Prima tappa al museo (150 £S TLF) che è molto interessante e molto vasto. Che cosa avevo detto? Niente corsa con l’orologio? Mi sono sbagliata, è venerdì, siamo in un paese musulmano. Quindi giorno di preghiera, questo significa che tutte le attività hanno un orario diverso dagli altri giorni, Anche il museo si adegua e fa uno stop di due ore per consentire ai dipendenti di andare alla moschea. Quindi ultime sale visitate di corsa, ma forse erano anche le meno interessanti.
Il suq
Dal museo ci dirigiamo direttamente verso il suq, ma è sempre venerdì e la maggior parte dei negozi erano chiusi. ARGHHHH! Niente shopping time!!!
C’era tanta animazione, ma solo perché attraverso il suq si arriva alla moschea. Durante la nostra passeggiata abbiamo fatto anche una tappa, culturale e fisiologica, alla più famosa gelateria di Damasco. Ad assaggiare il gelato non ci siamo azzardati, ma ci hanno fatto vedere come si prepara e qualcuno di noi si è anche cimentato al mestolone.
Poi visto che eravamo in un locale pubblico il pipistop era d’obbligo.
Con la palandrana alla moschea
La nostra visita a Damasco è proseguita con la grande moschea (biglietto d’entrata 50 £S ) le donne devono obbligatoriamente indossare una palandrana con cappuccio che si ritira alla biglietteria, evitabile solo se si indossa una gonna lunga, ovviamente con il capo coperto.
C’è da dire che racchiuse in quella palandrana grigia e triste si aveva una bella sensazione di mortificazione.
Non è un burka, ma comunque l’effetto è stato per noi molto simile… no forse il burka sarebbe stato peggio…
La moschea, infatti, fu edificata inglobando una chiesa cristiana, a sua volta costruita sui resti di un tempio pagano. Per un certo periodo l’edificio fu adibito tanto al culto di Allah, quanto a quello di Gesù.
Questo almeno fin quando non fu realizzata una chiesa nel quartiere cristiano. Di questo precente culto è rimasta una traccia straordinaria, un bassorilievo che raffigura la testa del Cristo, rovinato dal tempo ma ancora visibile sulle mura esterne.
Colpisce poi all’interno la presenza di una cappella dedicata a San Giovanni Battista che, secondo la tradizione, conserverebbe la testa del santo venerato come profeta dal Corano. All’interno anche i resti dell’antico fonte battesimale.
Vi ricordate del feroce/prode Saladino? La sua tomba è qui, avvolta da un drappo verde, colore dell’Islam.
All’estero nella moschea era pieno di venditori ambulanti di dissenteria… OPSSSH di spremute, dolcetti e caramelle.

Per una golosaccia come me la tentazione è stata fortissima… ma sono anche una viaggiatrice e non mi piace rischiare.
Peccato, sulla spremuta di melagrana un pensierino lo avevo fatto !

“… Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così,
guidandolo per mano, lo condussero a Damasco … Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania …. Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perchè tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo”. E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista…”. (Atti 9, 8-18)