7 agosto 2005
La tappa che abbiamo affrontato è stata decisamente impegnativa. La nostra destinazione finale era il Nevada, più esattamente Las Vegas, dove siamo arrivati attraversando uno dei luoghi più inospitali e al tempo stesso affascinanti della terra: la Death Vally, uno straordinario bacino a 86 metri sotto il livello del mare. Un parco nazionale sicuramente molto diverso da tutti gli altri degli USA.
« La Valle della Morte non è realmente così differente da gran parte del resto delle zone desertiche. È un po’ più profonda, un po’ più calda e un po’ più secca. Quello che la fa sembrare diversa non è nient’altro che la nostra immaginazione. Perciò è una terra di illusione, un posto nella mente, un miraggio tremolante di ricchezze, di mistero e di morte » (Richard Lingenfelter)
Un attraversamento che, seguendo un itinerario articolato ci ha portato a Mormon Point, Bad Water (il punto più basso del Nord America), Devil’s Golf Course, Golden Canyon, Furnace Creek, Zabriskie Point.
Chiuso purtroppo l’Artistic Drive.
La temperatura esterna era a dir poco proibitivia, 48 gradi centigradi e la cosa che meno vi allettava era lasciare la nostra auto, o meglio l’aria condizionata. Se vi sembra un temperatura elevata, sappiate che Il picco di massima è stato registrato il 10 luglio 1913, quando la colonnina di mercurio toccò i +56,7 °C.
Con temperature così alte capirete che le nostre soste sono state limitata al minimo, dalla macchina siamo scesi solo per raggiungere i punti di interesse e fare qualche foto, poi di nuovo alla ricerca del fresco artificiale della macchina.
Viste le temperature e l’aria condizionata sempre accesa, temevamo di aver qualche inconveniente con l’auto… a bordo, oltre ad acqua potabile per tutti, anche una riserva per il radiatore, ma per fortuna non è servita.
Dimenticavo. Visto l’ambiente desertico, in tutti i sensi, abbiamo affrontato l’attraversamento del parco con il pieno di benzina.Rimanere a secco qui, dove tra l’altro i cellulari non prendono, sono è salutare!
Una curiosità: Parte delle ceneri di Marlon Brando, dopo la sua morte, furono disperse qui dal figlio Miko che le mischiò a quelle di un suo amico, l’attore Wally Cox, che Brando aveva conservato, all’insaputa della vedova, in casa.