Quando penso a Frascati le prime due cose che mi vengono in mente sono le Ville Tuscolane e il vino, quindi le fraschette e la Pupazza Frascatana, un dolce tradizionale di Frascati. Si tratta di un biscotto al miele dalla forma decisamente originale: una donna con tre seni: due sono per il latte e uno per il vino. Il che la dice lunga sul rapporto tra il territorio e il vino.

Probabilmente penso prima alle ville che al vino perché dalla finestra di casa mia, in lontananza, si vede Villa Aldobrandini. Nei miei ricordi di bambina era una sorta di Castello delle Fiabe. Se non ci fosse stata quella finestra e quella vista probabilmente il vino sarebbe stato al primo posto.
Storia di un territorio a vocazione viticola
Il vino in questa zona è parte della storia stessa del territorio, che ben si presta ad essere scoperta seguendo un filone di turismo enogastronomico. Si visitano le ville, i resti archeologici, le città e le aziende agricole.
Tutto ha inizio migliaia di anni fa
Cominciamo dai Romani? No andiamo molto più indietro nel tempo, perché la storia di questa zona, in questo caso parlo in modo più ampio dei Colli Albani, inizia in era geologica quando dal mare è emerso il Vulcano Laziale. Con la sua attività, iniziata qualcosa come 600 mila anni fa, il vulcano ha letteralmente costruito il territorio.

Ora vi spiego tutto. Che i vulcani abbiamo una grande influenza sulla fertilità di un terreno è risaputo, ma questo era un vulcano molto particolare, che ha creato le basi per quella che oggi è una viticultura molto variegata. Nella sua storia, infatti, ha alternato esplosioni a colate laviche. Le prime due esplosioni, con relativa caduta di cenere, hanno dato vita alle pozzolane e a due diversi tipi di tufi: rosso e grigio.
Quindi terreni molto permeabili nel primo caso (pozzolana) e poco permeabili nel secondo (tufi).
Ancora un’esplosione, il Vulcano è collassato su se stesso e ha iniziato ad emettere lava.
Il risultato di questa attività sono terreni completamente diversi nello stesso territorio, che ovviamente influiscono in modo diverso sulla produzione delle uve. Nell’ultima fase poi si sono formati dei bacini idrici che hanno percolato acqua all’interno delle camere magmatiche e infine le grandi esplosioni che hanno dato origine a quelli che oggi sono i laghi di Nemi e di Albano (o di Castel Gandolfo).
Il dono del vulcano
L’attività vulcanica ha inoltre formato tutte le colline nella zona.
Il vulcano quindi ci ha donato una diversità incredibile di condizioni di terreno, ottimo per tanti diversi tipi di coltivazione, ma che soprattutto ha creato le basi per quella che oggi è una viticultura molto variegata.
A fare la differenza nella produzione del vino di Frascati non è solo la varietà di terreno, ma anche l’esposizione e l’altitudine. I vigneti si trovano tra i 70 e i 600 metri slm. Importante anche l’esposizione verso il mare che consente alla brezza marina di mitigare il calore delle ore più calde, evitando il ristagno dell’umidità.
A dare una mano al risultato finale è anche un clima particolarmente favorevole che fa sì che le uve giungano alla completa maturazione lentamente, conferendo al vino quelle qualità apprezzabili attraverso il gusto e l’olfatto.

Parliamo di vino Frascati, ma non tutti sanno che l’area di produzione, non ricade solo sul Comune di Frascati (36% dei vigneti). A fare la parte del leone è il Comune di Roma con il 46% della produzione e poi fanalino di coda i Comuni di Grottaferrata, Monte Porzio Catone e Monte Compatri, rispettivamente con l’8%, il 6% e il 4%.
Con i Romani arriva il primo testo di agricoltura al mondo
Già gli antichi romani avevano scoperto le caratteristiche di questo terreno, scelto sia per scopi agricoli che residenziali. All’epoca la città nel periodo estivo non era salubre e furono in tanti, tra loro anche personaggi illustri, che edificarono qui le proprie ville. Resti archeologici che “a sorpresa” si incontrano anche visitando diverse aziende agricole del Frascati.

Se pensiamo al Tuscolo con il suo anfiteatro romano, che poteva ospitare fino a 3000 spettatori, capiamo quanto la zona fosse popolata. Ville che, oltre alla parte residenziale, avevano una parte agricola dove si coltivava anche la vite. Lo sappiamo con precisione sia grazie a testi scritti, che ad alcuni resti archeologici che testimoniano questa attività.
“della vite mi piace non soltanto la sua utilità, ma anche la coltivazione e la natura stessa” [Catone]
Tra i personaggi illustri che avevano una villa in questa zona c’erano anche, solo per fare due nomi, Cicerone e Plinio. Quest’ultimo fu anche autore del primo testo di agricoltura al mondo, dove tra l’altro spiega anche la viticoltura.

A partire dall’antica Roma quest’area è stata dunque destinata alla coltivazione della vite, anche perché di vino se ne consumava molto, al punto che , Domiziano (81 a.C.) per timore di veder diminuire la produzione del grano a scapito di quella delle viti vietò di impiantare nuovi vigneti.
Ok i Romani, ma la tradizione del vino in queste zone è precedente. La tradizione, infatti, vuole che già Enea e suo figlio Ascanio avessero consacrato i vigneti del Lazio a Giove. E sapete dov’era il più importante tempio laziale dedicato a Giove? È l’antico Mons Albanus, l’attuale Monte Cavo, ed ecco che ritorna il Vulcano Laziale.
Un vino così buono che non si poteva mischiare
E dopo i romani tutto questo è proseguito nei vari secoli. Nel Medioevo mantenuto dalla Chiesa e poi dai vari nobili che qui costruirono le loro ville. Momento importante per il vino di Frascati quando, ai tempi dello Stato Vaticano, con il riconoscimento della prima DOP che sanciva il divieto mischiare il vino con quelli provenienti da altre zone.

Lo sviluppo agricolo del territorio vede – tra la fine dell’ Ottocento e delle Guerre Mondiali – una vocazione prevalentemente viticola che rappresentava la principale attività economica della zona. Altro importante tassello di questa storia è la nascita, il 23 Maggio 1949, del “Consorzio per la difesa di vini pregiati e tipici di Frascati”, poi diventato “Consorzio Tutela Denominazione Vini Frascati“.
Una storia in bianco e nero testimoniata anche da numerosissime foto d’epoca che raccontano la vendemmia e le azioni quotidiane delle famiglie che si dedicavano alla produzione del vino.
La storia e la tradizione legata al vino si scopre anche visitando le cantine di alcune azienda del territorio, dove ancora oggi sono visibili, e in parte utilizzati, antichi cunicoli sotterranei, le grotte, dove le fermentazioni e l’affinamento avvenivano a temperatura controllata.

Il lavoro della vendemmia durava parecchi mesi e grazie anche alle caratteristiche del terreno era possibile avere diverse varietà di vite che maturavano in momenti diversi, così da consentire una vendemmia che andava dai primi di settembre fino alla fine di ottobre, garantendo così un tempo più lungo di raccolta. Cosa che del resto vale anche ai giorni nostri.
Il vino veniva poi venduto a Roma, con gli osti che sceglievano personalmente le botti che offrivano quelle che per loro contenevano il vino più adatto alla propria osteria.
Uno dei primi vini DOC d’Italia
Poi nel 1966 arriva riconoscimento DOC per il Frascati, uno dei primi vini in Italia ad ottenerlo, secondo solo alla Vernaccia di San Gimignano.
I vini italiani più conosciuti al mondo erano il Chianti e il Frascati, con grandi richieste anche dall’estero. Fu così che il territorio puntò soprattutto a far crescere, con ottimi risultati, la produzione. Tutto questo però avvenne a scapito della qualità. E non è tutto. In questa fase furono fatte delle scelte che hanno portato, purtroppo, a delle conseguenze irreversibili, come la perdita di alcuni vitigni. Ma questo ve lo spiego poco più avanti.

Oggi le denominazioni che contraddistinguono il vino Frascati sono:
- Frascati Doc
- Frascati Spumante Doc
- Frascati Superiore Dogc
- Frascati Superiore Docg Riserva
- Cannellino di Frascati Docg
I vitigni del Frascati
Il segreto del Frascati sta anche nei suoi vitigni, una varietà che ne include anche alcuni autoctoni (Malvasia del Lazio e Bellone).
I più diffusi sono quelli delle Malvasie e dei Trebbiani, oggi due varietà di ognuno. Un tempo però nella zona si coltivano diverse varietà sia di Malvasia che di Trebbiano, ma non veniva fatta troppa distinzione.
Fu così che le scelte passate, basate sulla produttività, hanno portato alla perdita di alcune di questa varietà. Da alcuni decenni le cose sono cambiate e le aziende, consapevoli delle grandi potenzialità di questi vigneti, hanno attuato un’inversione di tendenza: meno vino, ma sicuramente migliore.
Un trend che – a partire dai primi anni Duemila – ha visto una crescita qualitativa per i vini Frascati Doc e Docg, che ha pochi eguali in Italia.
Molte poi sono le aziende che si stanno convertendo al biologico. Attualmente i vitigni che vengono utilizzati per la produzione del vino Frascato sono sei:
- La Malvasia di Candia, o “Malvasia Rossa” che germoglia tardivamente e questo la rende meno soggetta ai danni delle gelate primaverili. Il vino che se ne ricava è di colore giallo paglierino carico, fresco, profumato, sapido, e caratterizzato da un finale leggermente amarognolo che ben si adegua ad uvaggi con il Trebbiano.
- La Malvasia del Lazio detta anche “puntinata”, per via di alcuni puntini presenti sull’acino. Rispetto a quella di Candia è molto meno produttiva ed ha una bassa resa. Ma il risultato è un vino corposo dal colore giallo paglierino tenue, armonico e sapido, marcato da profumi fruttati intensi e freschi, con tenore alcolico rilevante ed una bassa acidità.
- Il Trebbiano toscano offre solitamente una produzione costante. Il grappolo è voluminoso e lungo, ma spargolo, quindi meno soggetto agli attacchi di marciume. Dalla gradazione zuccherina inferiore rispetto agli altri vitigni, nell’insieme dà un vino delicato, con una buona freschezza e nervo acido. Per questi motivi, unito alle altre uve, migliora le caratteristiche organolettiche del vino.
- Il Trebbiano giallo, o “Greco”, che però qui è scarsamente coltivato, perché predilige ambienti particolarmente freschi. Conferisce al vino un leggero profumo di mandorla tostata.
- Il Bombino bianco (o Bonvino), originario pare della Penisola Iberica. Si tratta di un vitigno piuttosto resistente alle avversità climatiche, in grado di assicurare una produzione pressoché costante. La resa media zuccherina in genere non è elevata, mentre il grado di acidità totale di solito è notevole. Dà un vino leggero e con note di frutta tropicale.
- Il Bellone o “Bello”, presenta la buccia sottile ed una colorazione con tendenza violacea. Ancora meno diffuso del Bombino Bianco, si esprime meglio in zone fertili e fresche, ma ne ricorda molto le caratteristiche organolettiche.

Il Frascati va all’università
Il sistema vitivinicolo Frascati è così diventato un modulo di studio del Corso di Laurea Magistrale in Viticoltura, Enologia e Mercati Vitivinicoli. Il corso di Laurea Magistrale è inserito in un circuito interuniversitario internazionale che coinvolge anche le Università di Udine, Bolzano e Padova, oltre ad alcune università francesi e tedesche
Da qualche tempo poi è iniziata una nuova fase per il vino di Frascati e le sue cantine, che stanno valorizzando i propri prodotti anche attraverso l’enoturismo perché il vino non è solo da bere, ma da vivere anche da questo punto di vista.
Visita alle aziende agricole
Alcune di queste cose le sapevo già, le altre le ho scoperte nel corso di un press tour che mi ha portato a visitare tre importanti aziende agricole del territorio: l’Azienda agricola Villa Simone (Monte Porzio Catone), l’Azienda biologica L’Olivella (Frascati) e l’Azienda agricola Evangelisti – Casal Montani (Roma).

Poi per non farci mancare niente abbiamo pranzato ad uno dei ristoranti storici di Frascati “Da Cacciani all’Antica Pergola” e quando dico storici non esagero, il prossimo anno infatti compirà 100 anni. Un ottimo pranzo accompagnato, ovviamente, da dell’ottimo vino Frascati delle tre cantine che ci hanno ospitato. Solo un esempio della straordinaria offerta vino del territorio
Oggi mi fermo qui, perché tanto lo so che gli articoli troppo lunghi non li leggete fino alla fine! Di tutto allora questo vi parlerò in seguito. Stay tuned!
Concludo ringraziando il Consorzio e le varie aziende per avermi ospitato e dato la possibilità di vivere una giornata molto piacevole.
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