Le tigri sono uno degli animali del Pianeta a forte rischio estinzione. Il Nepal è uno dei pochi posti al mondo dove ancora si possono trovare tigri in libertà. Ma per quanto ancora? La solitaria tigre del Bengala infatti si trova solo in due aree protette: il Royal Chitwan National Park e nel Royal Bardia National Park.

L’Asia, un tempo patria incontrastata di questo fiero animale, ha fatto poco per salvaguardare l’habitat naturale nel quale vive. Una grave mancanza che ha fatto si che le tigri siano avviate, lentamente, verso un destino inesorabile, quello dell’estinzione. Ecco perché bisogna intervenire.
Nel giro di dieci anni, infatti, questa superficie si è ridotta del 40%: appena il 7% di quello che un tempo era l’areale tradizionale, ovvero dal mar Caspio all’estrema Siberia, dall’Isola di Bali al Nepal. I dati sono emergono da uno studio del Wwf elaborato da alcuni specialisti della Wildlife Conservation Society, dello Smithsonian’s National Zoological Park e del Save The Tiger Fund.

Ma è davvero tutto perduto?
Per salvare le tigri dall’estinzione l’attenzione ora è rivolta su 76 territori di protezione. La metà di queste aree possono sopportare la presenza di 100 o più esemplari, offrendo eccellenti opportunità per il recupero delle popolazioni allo stato naturale. Le zone più vaste si trovano nell’estremo lembo orientale della Russia e in India. In ogni caso anche l’Asia sudorientale dispone di zone in grado di conservare gli animali in buona salute.
Nel frattempo gli sforzi fatti fino ad ora hanno permesso ad alcune popolazioni di restare stabili o addirittura di aumentare. Il successo a lungo termine però può essere ottenuto solo se esiste una visione globale di conservazione del territorio e un coinvolgimento diretto dei responsabili. Ma non basta, i 13 paesi che ad oggi ospitano tigri in libertà dovrebbero unire gli sforzi e inserire nelle loro agende politiche una maggiore priorità alla conservazione di questa specie.
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